L’area grigia delle mafie: un confine opaco

di Valentina Aiello

Gremita la Libreria “Librarsi Spalavera” di Verbania in occasione dell’incontro “L’area grigia delle mafie: espansione territoriale, collusioni e complicità”, che si è tenuto venerdì 10 marzo. Il professore di Sociologia della criminalità organizzata Rocco Sciarrone, ospite della serata, ha illustrato i tratti distintivi e le dinamiche che caratterizzano la cosiddetta “area grigia” delle mafie.

Servendosi della “cassetta degli attrezzi dello scienziato sociale”, il relatore ha tracciato un percorso di ragionamento partendo dal metodo di espansione effettivo delle mafie. Leonardo Sciascia, nel suo celebre Il giorno della civetta (1961), rappresenta l’espansione mafiosa come un innalzamento della “linea della palma”: la metafora non significa solo l’aumento della presenza degli alberi di palma (identificabili con la presenza mafiosa) ma anche l’aumento delle condizioni climatiche adatte al suo nascere. Il sorgere di nuove locali di mafia, infatti, rappresenta il sintomo, il segnale che nel substrato sociale, economico e politico si è creato un certo ambiente favorevole, quello che per Sciascia è “il clima che è propizio alla vegetazione della palma”. Grazie a questo nuovo punto di vista, le mafie si discostano dalle rappresentazioni quasi mitologiche che loro stesse costruiscono: quando si parla di mafia, non si tratta di forze invincibili e capaci di infiltrarsi dappertutto e sempre. Si tratta di organizzazioni che hanno numerosi punti deboli, il primo fra tutti quello di non poter agire “da sole”, servendosi solo dei propri affiliati, ma avendo bisogno di condizioni di contesto favorevoli.

La mafia ha bisogno della collaborazione, collusione e complicità di numerosi settori della società civile: dalla politica al mondo dell’imprenditoria, dalle istituzioni pubbliche ai liberi professionisti. Queste categorie sono vitali per le mafie, perché permettono loro di inserirsi nel mercato legale, acquisire conoscenze e finezze del mestiere, operare nel grande mondo delle relazioni pur rimanendo nascosti alle forze dell’ordine e alla magistratura. Talvolta non occorre neanche che i membri di questa “area grigia” commettano personalmente reati o atti illeciti, rendendo ancora più difficile la ricostruzione della rete di relazioni e interessi.

Questo fenomeno richiede una riflessione profonda: taluni sostengono che la principale causa dell’infiltrazione delle mafie al nord (o in genere in luoghi non tradizionalmente mafiosi) sia la migrazione fisica dei soggetti mafiosi, o per interessi economici o a causa della misura giudiziale del “soggiorno obbligato”. Secondo questa tesi le mafie sono un corpo estraneo, un virus che invade e infetta tessuti sociali, presupponendo che questi ultimi siano in precedenza sani.

Questa spiegazione semplicistica del fenomeno rischia di minimizzare l’attenzione soprattutto civica riguardo la “salute” di questi territori, di fatto permettendo all’area grigia di rimanere nell’ombra. Secondo le ricerche compiute dal professore, esistono casi -sempre più frequenti- in cui il “centro” dell’area grigia ormai non è solo la mafia, anzi talvolta il cuore della rete di relazioni e intrecci tra legale e illegale è tenuto insieme da soggetti della politica e dell’imprenditoria, che vanno a cercare la mafia per tessere legami e guadagnare reciprocamente. Esiste un altro “mito” da sfatare: le mafie non si impongono nel tessuto delle relazioni come unici fruitori delle ricchezze illegalmente prodotte. Anzi, le mafie tendono sempre a far guadagnare chi fa affari con loro, in gergo tecnico si dice che instaurano giochi a somma positiva.

Per questo motivo l’attenzione pubblica deve concentrarsi sulla condizione di “salute delle relazioni” che vige nei territori, soprattutto quelli “di provincia”, più lontani dagli scandali e dalle grandi operazioni delle metropoli. La scelta di Verbania come meta del 21 marzo regionale vuole proprio suscitare questa presa di coscienza da parte della cittadinanza. Come è emerso chiaramente dalla relazione del professor Sciarrone, le mafie non sono invincibili. Anzi, proprio perché esse vivono e crescono grazie a queste connivenze, collusioni e complicità con la società civile, è nostra responsabilità studiare, informarsi e conoscere, per contrastare le mafie nel modo più potente che esista: nel quotidiano delle nostre relazioni, del nostro lavoro, della nostra vita.