Terre di confine si incontrano: Marco Antonelli ospite a Domodossola

di Ilaria Costanzo

Si è svolto la sera di venerdì 20 gennaio, davanti ad una interessata folla di spettatori, il primo dei momenti organizzati da Libera VCO in vista del 21 Marzo, Giornata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che quest’anno si terrà, per la nostra Regione, proprio nel nostro capoluogo di Provincia.

Protagonista dell’incontro è stato Marco Antonelli, referente di Libera La Spezia e project manager presso il corso di Master in “Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione” del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa.

La serata è stata una preziosa occasione di approfondimento e di analisi delle manifestazioni del fenomeno mafioso nella provincia spezzina, in cui, come ha rimarcato Antonelli, non è mai stata comminata una pena per reati di stampo mafioso. Tuttavia, da uno studio critico di alcuni episodi spia, inquadrati nel tessuto sociale della Provincia, terra di confine tra Liguria e Toscana e per questo forse più lontana dalle lenti storiche e giudiziarie, emerge una rete criminale ben intessuta, verosimilmente lontana dall’aleatorietà del crimine isolato.

Col proposito di ricostruire queste trame, il coordinamento di Libera La Spezia, incalzato dalle domande dei vari giovani incontrati nei laboratori portati avanti nelle scuole della Provincia – “Anche a la Spezia c’è la mafia?”–, ha intrapreso un percorso di studio che si è concluso con la pubblicazione di un primo fascicolo, “Una storia semplice. Pare che Sarzana è ‘ndranghetista”, in cui si cercava di ricostruire, col supporto di fonti giornalistiche e giudiziarie, la compagine criminale autoctona.

L’impegno analitico e divulgativo non si è tuttavia arrestato: di recente infatti, è uscito il libro presentato dall’autore nella Biblioteca civica domese, “Il Confine. Tra Liguria e Toscana, dove le mafie si fanno in quattro”. Questo prezioso documento, scaricabile gratuitamente dal sito del Coordinamento di Libera La Spezia, analizza alcuni episodi di criminalità apparentemente scollegati, ma forieri di dati e intrecci molto interessanti per chi si appresta a studiare la realtà para-legale spezzina. L’intero approfondimento trae fondamento esclusivamente da atti pubblici e in ogni caso vagliati da giudici e inquirenti, specialmente da quelli inerenti al processo “Maglio Tre”, fino ad ora l’unico procedimento di mafia in cui compare la provincia di La Spezia.

Attraverso il racconto di alcuni episodi che hanno occupato le pagine di cronaca locale ligure, Marco Antonelli ha cercato di ripercorrere le maglie di questi fili, spesso impercettibilmente sottili, che sembrano tuttavia sufficientemente resistenti da sconfinare in altre lande provinciali ed isolate, come quelle della nostra Provincia. Interessante, in particolare, la descrizione di Francesco Nucera, curiosa figura a cavallo di queste due terre: arrestato in Val d’Ossola nel 1992 per traffico di stupefacenti, questi aveva deciso di collaborare con la giustizia, fornendo informazioni a tal punto utili da essere decisive nell’attuazione dell’Operazione Betulla, il procedimento che, nell’anno successivo, portò alle dimissioni massicce del Consiglio comunale di Domodossola. Inserito nel programma di protezione e trasferitosi ad Arco, in provincia di La Spezia, Nucera perderà la vita sei anni più tardi in un tragico quanto sospetto incidente sul lavoro.

I comuni di Sarzana e Domodossola, che per un certo curioso onore intitolano le due vie che convergono sulla piazza principale di Roghudi, presentano analogie storiche e sociologiche che meriterebbero certamente un’analisi più sistematica ed approfondita: a partire dalla componente geografica, che li vede al confine, come territori sì isolati, ma sicuramente strategici dal punto di vista delle collegamenti che offrono, si può notare una parallela – e, a tratti, comune – spirale di episodi di violenza e di racket estorsivi, oltre che un’ombra ancora troppo poco nitida di infiltrazioni nella politica locale.

Marco Antonelli, edotto dallo studio critico ed imparziale degli atti presi in analisi, ci offre uno strumento di indagine sociale di non trascurabile valore, oltre che un intelligente metodo per la sua attuazione: leggere le mafie con gli occhi di oggi, lontano dalle anacronistiche interpretazioni che giustificavano il loro radicamento al Nord sotto l’etichetta dell’ “invasione”. Per usare una metafora tanto cara a don Ciotti, come il pesce vive indisturbato nelle acque – torbide – del mare che lo circonda, così non può sopravvivere quando queste vengono a prosciugarsi.

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