Articolo di Giacomo Molinari
Leggere le carte, avere la pazienza di approfondire, cercando di dipanare fra le pieghe della Storia i bandoli della matassa che ha portato alla nascita della Seconda Repubblica.
Questa l’esortazione lanciata da Davide Mattiello, parlamentare indipendente del PD e membro della Commissione Antimafia e della Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati, ospite della serata organizzata da Libera VCO dedicata ad approfondire lo spinoso tema della Trattativa Stato-Mafia.
Proprio gli incarichi ricoperti da Mattiello all’interno delle due Commissioni gli hanno permesso di dedicare impegno e tempo all’approfondimento del periodo che intercorre fra la prima metà degli anni Ottanta e il 1994, anno del fallito attentato allo Stadio Olimpico di Roma che idealmente chiude gli anni tragici del terrorismo mafioso; vicende -molte delle quali mai chiarite in sede giudiziaria- in grado di proiettare un’ombra inquietante sulla contemporaneità.
Da qui alcune delle battaglie che il deputato, già referente regionale di Libera Piemonte e membro dell’Ufficio di presidenza dell’associazione, sta conducendo dal momento del suo insediamento alla Camera; un esempio su tutti, la particolare attenzione rivolta al supercarcere di Parma (luogo di reclusione di Bernardo Provenzano e di Massimo Carminati, boss balzato agli onori di cronaca per l’inchiesta “Mafia Capitale”), sul quale Mattiello ha posto pubblica attenzione per sottolinearne alcune gravi carenze strutturali, inadatte a una struttura di sicurezza di quel livello.
O ancora, qual’è stato il grado di coinvolgimento di apparati dello Stato in attentati come quello di Capaci, ricostruito durante l’incidente probatorio solo grazie alla collaborazione di esperti balistici dell’Esercito, professionisti senza i quali non sarebbe stato possibile ricostruire la dinamica dell’attacco vista la specifica difficoltà tecnica nel realizzarlo?
Presente e passato si intrecciano, nell’affrontare i differenti livelli della Trattativa; ma il dato che emerge con maggior forza è la mancanza di una verità giudiziaria in grado di fare luce sulle troppe ombre di quegli anni foschi.
«Bisogna fare chiarezza» afferma ancora Mattiello «per ristabilire quella verità storica necessaria a rinnovare il patto di fiducia fra cittadini e Istituzioni sul quale si fonda la stabilità di una buona democrazia».
Un’esigenza di verità e onestà capace di chiudere il doloroso capitolo di quegli anni bui, identificando chiaramente le responsabilità politiche e svelando gli interessi convergenti che hanno drammaticamente segnato la nascita della Seconda Repubblica, condizionando la vita politica del Paese.