da sinistra, Lorenzo Frigerio e Nando dalla Chiesa – di Rachele Dalla Savina
di Elena Brizio e Silvia De Medici

Terzo giorno di raduno. Nonostante il caldo, la voglia di partecipare è alta. Le agende sono aperte, le biro in mano. Sul palco due figure ci raccontano un’Italia che non abbiamo vissuto, un’Italia troppo spesso trascurata. Sono Nando dalla Chiesa, professore di sociologia, scrittore, giornalista e presidente onorario di Libera, e Lorenzo Frigerio, animatore di Libera Informazione ed ex referente regionale di Libera Lombardia.
L’incontro si è snodato a partire da alcuni concetti chiave, rappresentativi di quegli anni “gonfi di eventi” che portarono allo scandalo Tangentopoli. Si è iniziato dalle nozioni storiche. Il 9 novembre del 1989 crolla il muro di Berlino: è un duro colpo per la mafia siciliana (Cosa Nostra), che vede così ridimensionarsi il suo ruolo dal punto di vista internazionale. Gli anni ‘90 sono anche gli anni del collasso della Prima Repubblica, on l’inchiesta Mani Pulite viene svelato il sistema di corruzione denominato Tangentopoli. Prima di ciò la questione sociale sulla corruzione dilagante e sullo strapotere della politica che aveva occupato tutto (stampa, istituzioni, banche, sanità…) era stato un tema toccato soltanto da Enrico Berlinguer in un’intervista del luglio 1981. La politica gestiva tutto ciò in base agli interessi del partito: potevi essere assunto soltanto giurando fedeltà al partito dei tuoi futuri superiori, i politici accettavano tangenti in nome del partito… Si inizia a diffondere così la concezione che tutto è lecito se fatto in nome del partito. Oltre a tutto ciò, nei primi anni ’90 il debito pubblico raggiunge cifre esorbitanti: 150.000, 250.000 miliardi di lire.

Questo quadro politico e sociale rappresenta, dunque, un vero e proprio PROCESSO storico fatto di piccoli eventi che si accumulano, come la rottura sempre più drastica tra Magistratura e Politica, l’atteggiamento di pretesa impunità da parte dei rappresentanti dello Stato, che Dalla Chiesa definisce come un vero e proprio SUICIDIO, l’eccedenza letale di una classe dirigente che ha perso il senso del limite. Fino a quando, il 17 febbraio 1992, inizia l’operazione Mani Pulite: l’ingegnere Mario Chiesa, esponente del Partito Socialista Italiano, fu colto in flagrante mentre intascava una tangente dall’imprenditore monzese Luca Magni che, stanco di pagare, aveva chiesto aiuto alle forze dell’ordine. Chiesa fu arrestato e iniziò a raccontare di quel sistema di corruzioni che coinvolgeva ministri, deputati, senatori, imprenditori, perfino ex Presidenti del Consiglio. Si verificò quello che Dalla Chiesa non ha esitato a definire un vero e proprio CROLLO della politica italiana. Partiti storici come la DC (Democrazia Cristiana), il PSDI (Partito Socialista Democratico Italiano), il PLI (Partito Liberale Italiano) sparirono o furono fortemente ridimensionati, tanto da far parlare di un passaggio a una Seconda Repubblica. A risentirne maggiormente fu il Partito Socialista Italiano con il suo segretario Bettino Craxi che più di tutti aveva fatto affidamento negli anni su quel sistema di corruzione e illegalità.

Dalla Chiesa ha quindi illustrato le conseguenze che questo terremoto ebbe sul sistema di potere mafioso: fu indetto un referendum che abolì il sistema delle quattro preferenze sulle schede elettorali, la scorciatoia che permetteva alla criminalità organizzata di insinuarsi nella politica; fu abolita l’immunità parlamentare; uscirono di scena uomini politici che tradizionalmente avevano difeso gli interessi della mafia ai vertici dello Stato.
Il periodo di sangue che ne seguì, contraddistinto da stragi come quelle di Capaci e di via D’Amelio, si concluse nel ’94, anno in cui Cosa Nostra trovò presumibilmente un accordo con nuovi interlocutori politici, primo tra tutti il partito di Silvio Berlusconi, Forza Italia.
Dalla Chiesa non ha paura a condannare la debolezza civile del nostro Paese, che, dopo l’indignazione iniziale, è tornata nel suo torpore abituale, consegnando nuovamente il Paese nelle mani sbagliate. Paradossalmente, ha spiegato, nulla è cambiato, il popolo italiano ha perso la sua occasione di dimostrarsi sovrano, così come prescritto dalla Costituzione. Oggi però noi giovani abbiamo la possibilità di non ripetere lo stesso errore. Come ci ha ricordato Frigerio: «Questo è il vostro compito: vigilare, per portare alla luce quel sistema che viene negato, ma che esiste e ci minaccia fortemente come il sistema della corruzione».

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