di Giada Babino
«Siamo partiti dal niente, dal nulla»: con questa frase, Nando dalla Chiesa apre il suo primo intervento, il 26 luglio. “Società Civile” nacque dalla mancanza di fiducia nei confronti dei Partiti, di una società compatibile con la mafia. «La vera forza della mafia sta fuori dalla mafia stessa», ricordando le parole del fondatore di Libera don Luigi Ciotti, Dalla Chiesa spiega come la società avesse bisogno di essere bonificata. Nacque, negli anni ’80, dall’esigenza di produrre cambiamenti nella città in cui vivevano, Milano, di civilizzarla. Questo movimento antimafia riunì 100 fondatori, che cambiarono il modo di pensare della gente, dandogli una spinta per cominciare a discutere. Misero insieme personaggi conosciuti come Corrado Stajano, Ilda Boccassini, Giorgio Bocca, Gherardo Colombo, Camilla Cederna, in modo da avere un maggiore impatto sulla popolazione e fondarono un giornale, con l’unico mezzo di finanziamento dell’autotassazione. Si impegnavano a lavorare sul territorio con passione e dedizione, denunciarono Tangentopoli prima dell’arrivo delle autorità. Il nuovo strumento per comunicare veniva scritto da ragazzi, che pubblicarono articoli che i giornali “dei professionisti” non scrivevano. Quando degli imprenditori si interessarono al giornale, l’editoria cambiò, gli obiettivi cambiarono, lo spirito mutò. Mentre Nando dalla Chiesa ormai stava tentando di entrare in politica i ragazzi abbandonarono quella “Società Civile” che veniva loro imposta così diversa dal principio. Così, la rete si sciolse. Ma Società Civile è stata la dimostrazione che qualcosa si poteva fare, che l’impegno di ognuno di noi poteva portare a risultati: è stato l’inizio di qualcosa che perdura.