Antonio Landieri è una delle tantissime vittime innocenti di camorra del nostro Paese. Nato nel 1979 a Scampia (NA), fin da piccolo manifestava diverse difficoltà motorie che lo costringevano a una sedia a rotelle. Poi, il 6 novembre 2004, mentre si trovava a giocare a biliardino con cinque suoi amici nel rione “Sette palazzi” in cui abitava, un gruppo di sicari irrompe nella piazza sparando colpi di arma da fuoco all’impazzata. I ragazzi si alzano e cominciano a correre, a scappare: ma Antonio non può alzarsi, non può scappare perché è su una sedia a rotelle. Muore così, con due pallottole nella schiena, a 25 anni; i suoi amici, tutti feriti alle gambe. I killer avevano scambiato Antonio e i suoi compagni per degli spacciatori del clan rivale, durante la sanguinosa faida di Scampia (la guerra di camorra combattuta negli anni 2004-2007 fra i clan Di Lauro e i cosiddetti “Scissionisti”). Questo errore viene commesso anche dalle autorità, che in seguito a indagini frettolose e scarsissima professionalità dei media, negano i funerali pubblici a questo ragazzo, che viene seppellito come un boss, per poi essere riesumato 40 mesi più tardi e collocato in una tomba. Ad oggi, la storia di Antonio è conosciuta da moltissimi, anche grazie al lavoro di Rosario Esposito La Rossa, suo cugino, che sta girando tutto il Paese per raccontare la sua storia, per chiedere giustizia.
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