“Un fiore per Vito, una firma per la vita. Perché non si può più morire a scuola!”
La frase, scritta sui cartelloni appesi alle pareti degli atri, pronunciata dalle decise labbra degli studenti, non ha mancato di farsi sentire, anche quest’anno, lungo i corridoi scolastici, nelle menti dei giovani che tengono alla vita e all’istruzione.
E a coloro i quali sembra insensato che un ragazzo di diciassette anni, mentre stava nella sua classe, nel liceo Darwin di Rivoli, sia dovuto morire a causa del crollo di un tubo di ghisa di ottanta chili, dimenticato nella controsoffittatura, sopra il suo capo, che, cedendo, lo ha travolto.
La morte di questo giovane è stata dovuta a una sua negligenza o a un suo sbaglio? La risposta appare chiara: no. Il ragazzo stava soltanto trascorrendo le normali ore di lezione nella sua aula.
Allora sorge un’altra domanda: in Italia ci sono milioni di studenti, che frequentano i locali scolastici tutti i giorni: sono anche loro in pericolo? E se ci fossero altri oggetti pesanti dimenticati nella controsoffittatura, come quel tubo di ghisa?
“Non si può più morire a scuola!”. E non è possibile che un ragazzo abbia dovuto perdere la vita per colpa di un mancato controllo delle infrastrutture.
A Verbania, i due gruppi di giovani del Presidio Giorgio Ambrosoli di Libera e del GEC Lego del Liceo Cavalieri hanno ricordato a tutti gli studenti, professori e personale degli istituti Cavalieri e Cobianchi la storia di Vito Scafidi, donando a chiunque incontrassero, in segno di memoria, un piccolo origami colorato, a forma di fiore.
Studenti e professori, inoltre, sono stati invitati a firmare una petizione per la redistribuzione dei fondi dedicati all’edilizia scolastica, in modo che vengano effettuati controlli in tutti gli istituti d’Italia, per essere sicuri che episodi come quello di Vito non si ripetano mai più.
La commemorazione ha ricevuto un grande successo: i giovani facevano la fila intorno al tavolo, per poter ricevere un fiore, per poter firmare, per poter lasciare un loro pensiero alla memoria di Vito, un ragazzo come loro, con uguali sogni e desideri, che non ebbe la possibilità di realizzare.
“E ora, noi studenti, noi ragazzi, abbiamo il compito di portare avanti tutto ciò che Vito sognava per sé: una vita al sicuro e tranquilla”
“Vito non verrà dimenticato, verrà riscattato, riusciremo a smuovere i fondi e a rendere le nostre scuole sicure. Nella nostra memoria, Vito continuerà a vivere”
“Se, portando avanti la sua memoria, riusciremo a salvare anche solo una vita, allora sarà valsa la pena di impegnarci così tanto”