di Claudia Isoli
19 Luglio 2014. Ore 10.30. Sono molte le persone che in questa calda giornata d’estate hanno voluto trascorrere la mattina insieme, a Ghiffa. Insieme per ricordare una persona che era molto legata a questa località, ovvero Giorgio Ambrosoli, la cui storia, come molte altre, rappresenta un esempio per tutti noi.
L’avvocato, nel lontano 1974, ottenne il ruolo di commissario unico liquidatore della Banca Privata Italiana con il compito di indagare sui traffici illeciti di Michele Sindona, il proprietario della stessa banca. Ambrosoli svolse l’incarico con il massimo della rigorosità e dell’impegno, senza mai cedere di fronte a tutte le pressioni, ai tentativi di corruzione e alle minacce che dovette subire, anzi lavorando solo ed esclusivamente per l’interesse del Paese.
Purtroppo però, il grande senso del dovere e dell’onestà che accompagnarono l’avvocato durante le sue indagini gli costarono caro: fu così che, la notte tra l’11 e il 12 luglio 1979 venne assassinato con quattro colpi di pistola da un sicario americano, William Joseph Aricò.
Mandante del delitto: Michele Sindona.
L’avvocato viene ricordato da tutti con grande ammirazione e rispetto e questa mattina, a distanza di 35 anni, il presidio di Libera VCO dedicato proprio a Giorgio Ambrosoli ha voluto, come ogni anno, rinnovarne la memoria, questa volta in un giorno in cui si ricorda anche un’altra persona che ha molto da insegnarci, Paolo Borsellino.
L’evento si è svolto sul sagrato della chiesa di Santa Elisabetta, a Ronco di Ghiffa, a cui l’avvocato era molto legato per averci trascorso l’infanzia e molte estati insieme alla sua famiglia. Con grande soddisfazione dei giovani di Libera, sono stati molti i partecipanti, tra i quali Annalori, moglie di Ambrosoli, e Luca Maciacchini, cantautore che ha “prestato” ai ragazzi una delle sue canzoni dedicate a Giorgio.
Durante l’evento i giovani del presidio, insieme ad alcuni componenti della Volante Cucciolo, hanno proposto diversi brani, tra cui articoli di giornale, poesie e la commovente lettera del figlio dell’avvocato, Umberto, insieme ad alcune canzoni molto intense, tra cui alcune di Ettore Puglisi, per poi concludere con il celebre “I cento passi”.
Di grande effetto sono stati i discorsi di apertura della referente del presidio, Carlotta Bartolucci, di Annalori e del sindaco di Ghiffa, Matteo Lanino, vissuti con grande partecipazione dal pubblico poiché hanno offerto molti spunti di riflessione.
«E’ assurdo che nel nostro paese i termini “famiglia” e “uomini d’onore” abbiano un’accezione così negativa» dice Carlotta ricordando Ambrosoli, che aveva sempre messo i suoi famigliari al primo posto. «Ed è assurdo che persone che svolgono il proprio lavoro con grande onestà e rigore, senza mai ricorrere a delle scorciatoie, risultino degli ostacoli e vengano uccisi. È per questo che per noi Giorgio, Paolo, Giovanni, come molti altri, rappresentano degli eroi, che hanno svolto fino alla fine il loro impegno pur sapendo di rischiare la vita».
Risponde poi Annalori: «Tuttavia Giorgio non avrebbe mai voluto essere un eroe. Lui era cresciuto sapendo che valori come il dovere e l’onestà erano la norma».
Sono questi i discorsi e le riflessioni emerse questa mattina, a Ghiffa, dopo aver ripercorso la vita di Ambrosoli, che hanno dato una speranza a tutti noi: la speranza che un giorno, nel nostro Paese, “l’essere speciali”, “l’essere eroi” diventi la normalità.
Che tutti sentano il desiderio di impegnarsi fino in fondo nella vita di tutti i giorni con onestà, senza mai ricorrere a delle scorciatoie.
Così concludono la giornata i ragazzi di Libera:
“Tutt’oggi il suo sacrificio sta a ricordarci che tutti possiamo fare la differenza, se ci si affida alla consapevolezza profonda della propria dignità, onestà e soprattutto della propria libertà.
Lui l’ha fatto. Tutt’oggi noi Giorgio Ambrosoli lo vogliamo ricordare così: come una di quelle storie che hanno ancora da insegnarci e che ci deve guidare, passo a passo, nelle scelte di ogni giorno”.