di Valentina Aiello
Ogni anno, nel mese di giugno, la cittadinanza del Vco sente il bisogno di ricordare delle storie, dei nomi, che nessuno dovrebbe dimenticare. Ogni anno, nel mese di giugno, ricorre l’anniversario di uno dei periodi più bui della nostra storia: si ricordano simbolicamente tutti i 1200 caduti della Resistenza partigiana delle province di Novara e Vco, insieme a tutte le vittime della sanguinosa potenza nazifascista che ha tristemente reso famoso il nostro Paese. Ma perché è stato scelto proprio il mese di giugno per ricordare simbolicamente tutta la Resistenza, che ha attraversato quasi due anni della nostra storia (dal 8 settembre 1943 al 25 aprile 1945)? Solo nel giugno 1944, la violenza nazifascista trucida circa 170 persone tra partigiani e civili.
Le forze armate di Mussolini infatti, sentendo ormai vicina la fine della guerra e la loro inevitabile sconfitta, attraverso gli eccidi del giugno ’44 tentano di riacquistare più potere possibile nelle montagne del nord, tra cui le province di Novara e Vco. Le numerose e terribili stragi di cui si fecero autori però, non fermarono, neanche per un attimo, la rincorsa verso la libertà di quei giovani che, a differenza dei fascisti, avevano “scelto”.
Ed è proprio per questo motivo che, lo scorso sabato 21 giugno e domenica 22, è stato celebrato il 70esimo anniversario delle stragi di Fondotoce e di Baveno; la sera del 21 con una fiaccolata e la mattina del 22 con la manifestazione ufficiale. Tantissimi sono stati i partecipanti alla fiaccolata, composta da un gruppo che ha sfilato da Intra a Fondotoce (ripercorrendo la stessa “via crucis” cui furono costretti i 42 martiri del 20 giugno ‘44) e l’altro da Baveno a Fondotoce (in memoria dei 17 martiri del 21 giugno ’44).
Al corteo pubblico di domenica 22 giugno, allo stesso modo la cittadinanza di Fondotoce ha visto una notevole affluenza, composta anche in buona parte da giovani. All’arrivo del corteo, sotto la croce della Casa della Resistenza dedicata al ricordo dell’eccidio dei 42 partigiani, hanno avuto luogo i saluti delle autorità (nelle figure del sindaco di Verbania, del Rappresentante della Regione Piemonte, del Prefetto e del Presidente della provincia del VCO) e l’orazione ufficiale (a cura dell’On. Enrico Borghi).
In particolare, quest’ultimo intervento ha ricordato quanto sia fondamentale il ruolo delle cosiddette “generazioni cerniera”, che permettono a quelle future di accedere alla memoria del passato, alla memoria collettiva di un popolo. Chi ha avuto la grande fortuna di conoscere personalmente le storie, i volti della Resistenza, ha un dovere di conservarli e diffonderli pari all’opportunità che ha ricevuto. Ha il dovere morale e etico di fare tesoro di quelle emozioni, di quegli ideali, di quei ricordi; perché bisogna spiegare alle generazioni future, con pazienza e onestà, da dove viene la nostra libertà, i nostri diritti, la nostra democrazia.
In poche parole, spiegare da quale seme è nato il fiore più bello d’Italia: la nostra Costituzione.