25 Aprile 2014. Il corteo sfila nelle vie di Verbania, carico di emozione e composto dalle più varie sfumature di età. Nella calda aria della mattina, si alzano i cori della Resistenza, si cammina tutti insieme, fino al lago, dove avviene il raduno e i riconoscimenti ufficiali; la banda intona canzoni partigiane.
25 Aprile 1945. Quante immagini che può evocare una sola data, un solo giorno. Quante volte abbiamo sentito, sui libri di storia, nei discorsi pubblici, parlare di questo momento. Che cosa succede all’Italia? Cosa succede alle donne, agli uomini, che quel giorno erano lì, in quel momento? Lì per lì, non succede nulla di tanto diverso dal giorno precedente, né da quello successivo. Il nostro Paese rimane, ancora per un lungo periodo, un Paese in stallo, dilaniato dalle conseguenze di una terribile guerra, un Paese che si lecca le ferite, che conta ancora i suoi morti.
A quelle donne e quegli uomini però, non importava nulla vedere subito i risultati del loro sacrificio. Tutte quelle vite che si sono costituite linfa vitale di quel 25 aprile 1945, che avevano combattuto con incredibile coraggio e avevano sconfitto la dittatura nazifascista, erano consapevoli che non avrebbero visto tornare indietro nulla.
Se questo gesto viene confrontato con l’ideologia comune del nostro tempo, è inevitabile che sorga spontanea una domanda: Perché lo hanno fatto? Cosa li ha spinti a mettere sul tavolo la loro stessa vita, per rincorrere un sogno (al limite dell’utopia) che avrebbe migliorato quella di altre persone? La risposta, se scaviamo profondamente prima di tutto in noi stessi e nelle nostre radici, è incredibilmente semplice: la Scelta. Tutte quelle donne, tutti quegli uomini che si sono radunati sulle montagne, ogni giorno sceglievano di combattere, anche fino alla morte, se fosse stato necessario, ma soprattutto, sceglievano di avere qualcosa per cui avesse senso vivere, per cui avesse senso esistere.
Quel qualcosa era la nostra Libertà, la libertà dei posteri. La Libertà che non è solo una parola, nessuno vorrebbe morire per una parola, ma la Libertà che diventa concetto, diventa una penna con cui poter scrivere, diventa un percorso da poter imboccare, una porta da poter aprire, diventa la possibilità di ricevere un Testimone e di poterlo a sua volta passare a qualcun altro. La magia di quel 25 aprile 1945, l’evento che fa venire ancora i brividi, è stato proprio questo: ci hanno passato un Testimone. Un Testimone che non ha scritto sopra il nome di nessuno, un testimone che appartiene a tutti.
La vera Memoria che un popolo può definire tale, senza cadere in ipocriti sensi di colpa riservati solo a una cerimonia, è quella che vive attorno a questo testimone, che ha il coraggio di raccoglierlo e stringerlo, per continuare ad andare avanti. Questo testimone oggi, è nelle mani di tutti quelli che, nel loro piccolo, ogni giorno decidono di Scegliere, di non arrendersi, di non smettere di sognare (al limite dell’utopia) un Mondo migliore: un mondo senza ingiustizie, senza repressioni di diritti, senza odio e violenza, senza mafia, senza povertà, senza ignoranza.
Un sogno che, ogni giorno, ha lo stesso sapore di quel 25 aprile 1945.