Tratto dal sito dell’Osservatorio di Libera Novara
di Giulia Rodari
Era solo il 13 febbraio 2012 che a Milano veniva firmato il Protocollo di legalità Expo Milano 2015, alla presenza del sindaco Giuliano Pisapia, del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, del prefetto Gian Valerio Lombardi, dell’AD di Expo 2015 Giuseppe Sala. Prevede «tutte le istituzioni impegnate nella creazione di una rete di salvaguardia contro ogni possibile infiltrazione della criminalità organizzata nei lavori per l’Esposizione Universale». Questo, attraverso «controlli “senza limitazioni di soglie sul valore degli appalti”, obbligo di informare il Prefetto anche per contratti e sub-contratti “a cascata”, piena tracciabilità dei flussi finanziari e verifica di quelli di manodopera. E ancora obbligo di denuncia di ogni tentativo di estorsione da parte di tutte le imprese, certificazioni antimafia rilasciate dalla Prefettura per tutta la filiera, indipendentemente dalla sede della società e la presenza in tutti i contratti di una clausola risolutiva in caso di esito positivo di controlli antimafia effettuati successivamente alla firma».
Materiali e strumenti adatti a chiudere le porte di Milano in faccia alla criminalità.
Eppure, «Tre su quattro dei subappalti autorizzati per il primo cantiere di Expo 2015 sono inquinati da infiltrazioni criminali», si legge nel comunicato stampa di SOS Fornace e del Comitato No Expo del 19 maggio riguardo le infiltrazioni criminali nel primo appalto di Expo 2015. Il testo mette in evidenza l’appalto vinto dalla CMC di Ravenna, per un valore complessivo di 65 milioni di euro, in cui «si trovano aziende condannate e indagate in inchieste della Magistratura»: Consorzio Stabile Litta, Engeco srl e Omegna Scavi di Scaramozza.
Il vicepresidente della prima è indagato, insieme ad altri quattro imprenditori, per una tangente di 30000 euro al consigliere regionale del Pdl Giammario; lo stesso dirigente è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta. La seconda è coinvolta in un episodio di corruzione di alcuni funzionari dell’ANAS.
L’ultima è Omegna Scavi, settore movimento terra, che fa parte dell’ATI Elios, costituita per l’Expo, che sarebbe attualmente indagata in un procedimento in provincia di Verbania secondo quanto possiamo apprendere da Vco Azzurra: «L’impresa Scaramozza, titolare di Omegna Scavi, nella sua attività, avrebbe provveduto agli scavi nonché al trasporto e gestione dei rifiuti, senza le necessarie autorizzazioni».
È il 19 aprile che un articolo annuncia il sequestro del terreno, poi dissequestrato qualche giorno più tardi, da parte del Corpo Forestale dello Stato, su cui sarebbe dovuto essere costruito un complesso residenziale.
Ciò nonostante, l’attenzione è alta e le indagini proseguono, con il massimo riserbo delle forze dell’ordine.