La riviera dei fuochi: così è stata ribattezzata la Liguria. La regione italiana da sempre nota per i suoi splendidi lidi fioriti, è balzata negli ultimi anni agli onori delle cronache per il fenomeno degli attentati incendiari ad aziende e istituti commerciali, spesso legati al fenomeno della criminalità organizzata.
I dati non sono buoni: i comuni di Sanremo, Genova, Sarzana, La Spezia, Imperia, Ventimiglia, Bordighera e Lavagna sembrano essere i più colpiti dal fenomeno dell’infiltrazione della criminalità organizzata. Ma c’è di più: nell’ultimo anno sono stati sciolti per mafia i comuni di Bordighera e Ventimiglia.
La presenza della criminalità organizzata è massiccia: sono attivi nella Regione esponenti della ‘ndrangheta, di Cosa Nostra, della Sacra Corona Unita e della camorra. In particolare a La Spezia sembra operino imprenditori legati a Cosa Nostra della famiglia degli Arenella, mentre a Genova esponente di spicco della mafia siciliana è Rosario Caci, appartenente alla “decina” dei Fiandaca-Emmanuello del clan Madonia. Sempre a Genova, però, troviamo anche la presenza della ‘ndrangheta: la locale genovese era guidata da Domenico Gangemi, arrestato lo scorso luglio, che dava ordini alla società minore di Sommariva del Bosco. Nei pressi di Imperia, secondo la Direzione nazionale antimafia, operano invece i Pellegrino, collegati alla cosca ‘ndranghetista dei Santaiti-Gioffrè.
Nel comune di Sanremo sono avvenuti invece molti incendi dolosi a danno di locali pubblici, riconducibili al fenomeno della criminalità organizzata. Dal rapporto di SOS Impresa dello scorso anno si evince un altro dato problematico: i commercianti liguri coinvolti in problemi di usura sono circa 5700, il 12% del totale. A quanto pare l’usura in Liguria è molto ben radicata, e riguarda sia i cosiddetti colletti bianchi che l’azione locale di quartiere.
I problemi però non coinvolgono soltanto gli imprenditori, ma anche il ciclo dei rifiuti: in base all’ultimo Rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente a livello nazionale emergono 9,3 miliardi di euro di fatturato, 2 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi sequestrati e 290 clan mafiosi coinvolti. In Liguria è emblematico il caso di Arenzano. È da tener presente però la difficoltà di rilevamento delle trasgressioni sul tema dell’ambiente in Italia: quello che ad oggi è l’unico reato ambientale punito è il traffico illecito di rifiuti (art.260 Dlgs 152/2006), introdotto soltanto nel 2001. Al tema si collega anche il fenomeno delle Agromafie: quasi il 66% della carne di volatili arriva nelle provincie di Verbania, Piacenza e Genova.
A livello di contrasto i dati sono curiosi: in Liguria i beni confiscati ammontano a 32, dei quali 8 sono aziende, contro i 794 della Lombardia e i 129 del Piemonte (dati aggiornati all’1 ottobre 2011), in un panorama nazionale che ne conta 11.317.
Se consideriamo che ogni anno 300 miliardi di euro vengono sottratti alle casse dello Stato tra fatturato mafioso (circa 130 miliardi), corruzione ed evasione fiscale, ci rendiamo conto di quanto il fenomeno della criminalità organizzata incida sull’economia del nostro Paese: questo denaro equivale all’importo di una decina di grandi finanziarie che i governi varano nei loro mandati. È ormai noto che le Regioni del Nord, Lombardia, Piemonte e Liguria in testa, siano sempre più interessate dal fenomeno delle infiltrazioni, e contribuiscano ad alimentare l’afflusso di ingenti cifre di denaro nelle casse della criminalità organizzata: anche per questo Libera sceglie di ritrovarsi il 17 di marzo di quest’anno proprio nella città di Genova.
(dati tratti dal dossier Liguria a cura del Settore Formazione di Libera)