Tagli all’Edisu

Negli ultimi anni tutte le città sono state scosse dalle proteste contro la Riforma Gelmini, ma a Torino si è aggiunto un elemento nuovo: i tagli al bilancio dell’Edisu piemontese, Ente per il diritto allo studio universitario.
Abbiamo deciso di seguire la vicenda più da vicino e, sapendo che per affrontare gli studi universitari la maggior parte dei ragazzi di Verbania è costretta a spostarsi verso un’altra città, abbiamo anche intervistato Eugenia Movalli, studentessa di Verbania, borsista residente a Torino.

Gli studenti in piazza
di Camilla Cupelli
Lo scorso anno, durante le proteste contro la Riforma Gelmini, si erano accesi gli animi anche sui tagli previsti al bilancio dell’Edisu piemontese. Quest’anno la previsione si è realizzata: all’inizio dell’anno accademico la Regione ha annunciato tagli spaventosi all’Ente, lasciando di fatto il 70% degli studenti idonei a ricevere la borsa di studio, secondo i canoni previsti, senza sostegno. Dopo una serie di manifestazioni nel 2011, il 14 gennaio il movimento dei borsisti torinesi ha deciso di occupare la Residenza Edisu Verdi, in ristrutturazione. Ma qui il fronte studentesco si è spaccato: molti giovani chiesero in assemblea di votare per l’interruzione di un’occupazione problematica, mentre altri restavano per l’occupazione ad oltranza. Così molti abbandonarono la sede, ma ad oggi la Residenza è ancora occupata.
Il 25 gennaio si è tenuta una seduta cruciale del Cda dell’Edisu: gli studenti hanno ritenuto di dover far sentire la loro voce, soprattutto in merito alla presunta intenzione del Presidente Umberto Trabucco di vendere alcune residente a causa dell’impossibilità di mantenerle.
“La borsa è un diritto, non posso stare zitto”, “Noi la borsa non la molliamo” e tanti altri slogan popolano le strade di Torino in questi mesi. Il presidente della Regione Roberto Cota si è espresso così in merito: “pagare le borse di studio per gli studenti, ad esempio, cinesi, non aiuta a far girare l’economia locale”. L’andamento dei fondi per gli studenti che non sono in grado di pagarsi gli studi sembra essere quello dei prestiti d’onore. In proposito, pochi giorni fa, tramite la portavoce Valentina Schifano, gli Studenti Indipendenti hanno inviato una lettera al sindaco Piero Fassino e all’assessore Mariagrazia Pellerino: “Vogliamo ricordarvi, gentili sindaco Fassino e assessore Pellerino, che il diritto allo studio è un diritto, non una concessione. E ribadiamo che i prestiti d’onore (dove applicati) si sono rivelati fallimentari e il Piemonte non dovrebbe farsi carico di un sistema fondato sul debito che non è altro che la vendita agli studenti dei loro diritti”.

Intervista: “Il Tentativo di vendere un diritto”
di Marco Lenzi
Eugenia, che situazione stai vivendo tu?
Mi sento fortunata, sono riuscita a mantenere la borsa di studio. Fortunata è, appunto, la parola giusta poiché i criteri utilizzati per assegnare le borse non sono stati né meritocratici né in base al reddito. Infatti, solo coloro che avevano vinto la borsa l’anno scorso ed hanno mantenuto i requisiti se la sono vista riconfermare. Sino all’anno scorso vi era una copertura del 100% degli idonei mentre oggi solo il 30% di essi ha ricevuto la borsa [Gli idonei sono coloro che possiedono i requisiti di merito e reddito per avere diritto alla borsa, ndr]. L’edisu infatti si regge su tre pilastri economici: una piccola parte sono le tasse universitarie, una parte è il finanziamento statale ma la fetta più consistente sono gli stanziamenti regionali che sono stati “ricollocati”. La mia idea, e quella del movimento dei borsisti, è che dietro questi tagli vi sia una mirata scelta politica della giunta e del governatore Cota.
Quale soluzione potrebbe portare il movimento dei borsisti?
Il nostro obiettivo ad oggi è quello di ottenere la massima visibilità possibile e dialogare con le istituzioni. Vediamo, infatti, un disegno più ampio dietro ai tagli che sono solo la punta di quell’iceberg che è il prestito d’onore. Ci rendiamo conto di quanto i cittadini delle città universitarie, della regione e dell’Italia intera non si sia accorta di ciò.
Le autorità competenti hanno dato delle risposte?
Durante le varie manifestazioni in occasione delle tappe decisive di questo processo di distruzione del diritto allo studio è stato più volte ricercato il dialogo con il presidente Cota, l’assessore Maccanti e il presidente dell’Edisu Trabucco. Cota non ci ha mai ricevuti, l’assessore Maccanti si, ma ha sostenuto che i soldi non ci sono quando sappiamo che in realtà sono stati investiti in altro poiché è denaro che non può mancare visto che arriva dalle tasse. Il direttore dell’Edisu dopo il presidio in Via Madama Cristina [sede dell’ente] non ha fatto salire nessuna rappresentanza al suo ufficio dicendo di non essere lui l’interlocutore con il movimento. Quindi possiamo dire che, in generale, le autorità non ci hanno risposto, in quanto Trabucco non ha preso posizione e la regione è sorda alle nostre richieste.
Vi sono state delle manifestazioni, dunque; qual è stata l’adesione?
Noi borsisti siamo reduci da due anni di manifestazioni inascoltate e collocate in un momento di più grande fermento, quello della protesta contro la riforma Gelmini. Purtroppo due anni dopo l’Onda ci troviamo ad essere pochi in piazza. Questo è dovuto alla frammentazione all’interno del movimento poiché gran parte di coloro che hanno perso la borsa di studio non hanno speranza nella risposta delle istituzioni nonostante le manifestazioni.
Vedi nell’ente degli sprechi che potrebbero giustificare tali tagli?
L’ente non ha mai sprecato soldi poiché la gestione delle residenze in molti casi è appaltata a delle cooperative e pertanto tutte le spese dell’Edisu sono necessarie. Questo sottolinea la natura della scelta politica. Inoltre l’Edisu gestisce le sale studio utilizzate da moltissimi studenti, che di per sé richiedono pochissimo personale, oltre a una segreteria ed altri servizi necessari.
Qual è ad oggi la situazione degli alloggi? Sono tutti occupati o a causa dei tagli ne sono rimasti di sfitti?
La mia residenza è molto grande e di per sé potrebbe ospitare un gran numero di posti letto per i vincitori. Ci troviamo, al momento, ad avere molti posti non assegnati che vengono dati in affitto come “casa vacanze” ad esterni, oppure a studenti che non avendo vinto il posto letto si trovano a pagare un altissimo affitto, attorno ai 250 euro a persona per una doppia.
Cosa pensi della soluzione dei prestiti d’onore?
È un abominio poiché è un soluzione che si è rivelata fallimentare laddove è stata adottata, per esempio in Inghilterra. E questa soluzione, che viene oggi proposta dai nostri governanti, non è altro che il tentativo di venderci un diritto sancito dalla Costituzione e che pertanto dovrebbe essere garantito gratuitamente. L’azione criminale è palese poiché ad un forte taglio dei fondi si accompagna questa ulteriore proposta di debito. Non si capirebbe infatti la gravità ed il disegno dietro ai tagli se non gli si accompagnasse questa idea del prestito d’onore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *