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Arrabbiate, affannate, preoccupate, straziate, coraggiose, indifferenti: voci, che irrompono nella quotidianità della piazza.
«Si vede un’auto al centro – annuncia il cronista – e un’altra ancora dietro: probabilmente è la Croma bianca blindata dove era il giudice Giovanni Falcone. Siamo in grado di dirvi immediatamente che gli agenti che sono rimasti uccisi sono tre: Antonio Montinaro, l’altro è Rocco Di Cillo, il terzo Vito Schifani. Poi ci sono due civili di cui non siamo in grado di darvi il nome».
Arrivano dei ragazzi che si siedono a terra rivolti verso un grosso telo bianco, senza poter vedere, resi ciechi dalla benda che copre loro gli occhi.
Altre voci annunciano le stragi di Firenze e di Milano; 27 maggio e 27 luglio 1993, nelle centrali via dei Georgofili e via Palestro. Si riportano alla memoria altre vite spezzate, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa con sua moglie, evidenza della gravità del fenomeno mafioso, e il giovane Giuseppe di Matteo, colpevole di essere figlio di un pentito. «Rapito, segregato per mesi, poi strangolato e sciolto nell’acido», elenca.
Prosegue decisa, con la voce rotta, la vedova di Vito Schifani, «a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato, chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso».
Luoghi, vicende, persone. Distrutti, tradite, uccise. Oltre 800 le vittime di mafia.
«Aprite gli occhi e scegliete la vostra storia» urla un ragazzo che, ascoltate le parole, toglie la benda. Altri scelgono di vedere, alzarsi e urlare per chiamare chi ancora non vede.
Una flash-mob nel tardo pomeriggio e la visione pubblica di un film-documentario in serata. Biutiful Cauntri, riporta le immagini e i dati dell’avvelenamento delle terre campane attraverso la raccolta delle testimonianze di chi si trova solo a lottare contro i trafficanti di rifiuti, la complicità dello Stato e il silenzio dei media.
Incontri, formazione, impegno: l’esperienza genera consapevolezza, permettendo di comprendere che il nostro paese merita di più.
Ognuno, da solo, ha scoperto di avere un debole per le utopie; insieme, abbiamo capito che è possibile trasformarle in sogni e magari, passo dopo passo, in realtà. Se non si trova ciò che si vuole l’unica soluzione è crearlo, e la nostra forza è vedere questo desiderio in altri occhi.