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di Giacomo Molinari
Una luce, il calore di un fuoco acceso la sera dalla passione e dall’emozione di tutti noi; la parole, commosse, rabbiose, di China Ramoni Bussi rivolte a chi NON c’era.
E poi, il giorno dopo, il sole finalmente a baciare quanti hanno sfilato, avvolti e protetti dai fazzoletti rossi, verdi e azzurri delle Brigate Partigiane fino a lì, a quel luogo a noi caro teatro 67 anni fa di un orribile crimine, quel prato dove oggi sorge la Casa della Resistenza.
Anche quest’anno, sono state numerose le persone che si sono date appuntamento per ricordare il sacrificio dei 42 giovani partigiani rastrellati dai tedeschi e dai loro alleati fascisti nell’estate 1944 e fucilati a Fondotoce dopo avergli fatto percorrere tutto il lungolago a partire da Villa Caramora recando un cartello infamante e dispregiativo; “sono questi i Liberatori d’Italia, oppure sono i banditi?”.
Noi, nel rispondere a questa infame domanda, non abbiamo dubbi.
Per questo c’eravamo, con le nostre bandiere fianco a fianco ai gonfaloni dei tanti comuni da cui provenivano i Martiri di Fondotoce e degli striscioni delle associazioni di ex combattenti e deportati; fianco a fianco ai nostri amici dell’ANPI Verbania, che da quest’anno sono diventati ancora di più nostri compagni di strada, scegliendo di aderire alla Rete di Libera.
E, per questo, abbiamo scelto di partecipare a una giornata che, di anno in anno, sempre di più non si limita a “fare memoria” di ciò che è stato, ma vuole essere un momento di ritrovo per quanti la memoria della Resistenza e di chi l’ha combattuta cercano di tenerla viva nell’impegno quotidiano, partecipando alla creazione di un’Italia migliore, quella che i nostri partigiani avevano sognato e che purtroppo è ancora lungi dal realizzarsi.
Un’Italia dove scuola, cultura, lavoro, giustizia siano i cardini della vita quotidiana della nostra comunità, come ricordatoci nell’energica orazione ufficiale di Antonella Braga che ha suggellato la giornata.
Un’Italia dove i giovani, molti dei quali si impegnano giorno dopo giorno nonostante “qualcuno” sostenga il contrario, possano trovare il proprio posto o meglio, come diceva Mauro Rostagno, fare in modo che valga la pena di trovarsi un posto in questa società.
Per questo, ringraziamo i partigiani dell’ANPI, “nonni” di tutti noi, e rinnoviamo la nostra promessa di impegno e passione al loro fianco; perché, come si diceva di Falcone e Borsellino, anche i Martiri di Fondotoce, e tutti i martiri della Resistenza, non sono morti.
Le loro idee camminano sulle nostre gambe.