pubblicato su Ecorisveglio, edizione di Verbania
Il Clan Galasso – composto da Sabato, il padre, e dai figli Ciro e Pasquale, successivamente pentitosi e divenuto collaboratore di giustizia – era alleato con i Clan camorristi degli Alfieri, dei Bardellino e con quello siciliano di Tano Badalamenti. Il prestigio della loro alleanza, consolidatasi anche in funzione anti Cutolo, è aumentato negli anni ottanta, in concomitanza con la riduzione del potere del secondo, e i loro affari si sono radicati nell’imprenditoria, nelle amministrazioni locali e nelle banche, con i cui esponenti avevano stretti legami.
Ciro Galasso, nei primi degli anni novanta si trova a Verbania dove, nel 1995, viene accusato e condannato per estorsione e minaccia aggravata dal tribunale locale e la sua villa verbanese viene confiscata. Dopo cinque anni di reclusione, resta in libertà fino alla nuova e recente condanna da parte della Cassazione, a Genova, che, per una vicenda analoga a quella precedente, lo manda a soggiornare nel carcere di Verbania.
Le informazioni riportate sono state estrapolate da un rapporto della DIA riguardo lo sviluppo delle mafie campane, dal libro “L’abusivo” di Franchini, dall’articolo comparso su La Stampa per l’occasione, il 25 novembre, e dal suo archivio storico. In riferimento al vostro articolo inerente la vicenda comparso sull’edizione del giorno 1 dicembre pagina 4, ci teniamo a sottolineare quanto per Libera l’informazione sia un punto cardine della sua battaglia per un’Italia libera dalle mafie e crediamo sia importante darsi un aiuto reciproco per sollevare quel velo di silenzio che nasconde luoghi, vicende e persone.
Questo è Ciro Galasso, rinchiuso nel carcere verbanese, e la sua indiscutibile pericolosità sociale e dell’ambiente a cui è legato. È questo l’indimenticabile peso del suo passato di cui è protagonista anche la nostra sorridente città sul lago.
Presidio Giorgio Ambrosoli