da sinistra Gabriella Stramaccioni, Tonio Dell’Olio e Davide Mattiello – foto di Rachele Dalla Savina
di Valentina Aiello e Carlotta Bartolucci

Nel primo incontro formativo, giovedì 26 luglio, i ragazzi hanno incontrato Gabriella Stramaccioni, coordinatrice nazionale di Libera, e Tonio Dell’Olio, dell’ufficio di presidenza e responsabile del settore internazionale.

Gabriella Stramaccioni, la prima a parlare, è partita con un’analisi accurata, da allora ventenne testimone, del contesto politico degli anni ’80 e ’90, densi di eventi e misteri. L’Italia, nel pieno dei noti “anni di piombo”, viveva una realtà in cui c’era una grande varietà di partiti che in quel periodo, come disse il segretario del PCI Enrico Berlinguer in un’intervista del 1981, avevano «smesso di fare Politica». Per lei, in quegli anni aderente al Partito Comunista, e i suoi coetanei quell’intervista fu un forte colpo: per loro Politica significava progresso, iniziativa, ma soprattutto azione con lo scopo di soddisfare i bisogni del popolo. Se i partiti avevano smesso di fare questo, cosa rappresentavano dunque? I partiti si stavano trasformando in clan, con gerarchie di importanza, perdendo tutta l’anima di azione e pensiero nell’interesse di tutti.
Venne il governo Cossiga il quale approvò le cosiddette “leggi speciali” che, in reazione alle parole di Berlinguer, volevano dimostrare la presenza dello Stato e il suo interesse a proposito dei problemi del Paese. Con la legge contro il terrorismo, le forze dell’ordine venivano autorizzate alla perquisizione di chiunque per qualsiasi grado di giudizio.

Poi, nei primi anni ’80, cominciarono stragi “eccellenti”: uomini come Carlo Alberto dalla Chiesa e Pio La Torre, i quali, cominciando a «chiedere chiarezza, non leggi speciali», e a «voler scoprire di più sulla rete di controllo, riciclaggio e protezione mafiosa», avevano già intuito cosa sarebbe successo in seguito. Con la formazione del primo pool antimafia di Palermo, ci fu il primo segno di esplicita contrapposizione alla mafia da parte dello Stato. Le indagini del pool portarono all’arresto, dal febbraio 1986 al dicembre 1987, di oltre 450 persone, appartenenti ai clan di Cosa Nostra: veniva così dimostrato che la mafia si può sconfiggere.
Ma l’episodio del maxi processo, sebbene significativo, non bastò a coinvolgere anche il resto della politica, che continuava a far parte di un vortice sempre più forte di corruzione e patti con la criminalità. Nel 1992 venne scoperta Tangentopoli: un infernale giro di tangenti che collegava i principali elementi di mafia ai partiti. In quegli anni Di Pietro, PM di Mani Pulite, disse: «Più che di corruzione o di concussione, si deve parlare di “dazione ambientale”, ovvero di una situazione oggettiva in cui chi deve dare il denaro non aspetta più nemmeno che gli venga richiesto; ormai, sa che in quel determinato ambiente si usa dare la mazzetta o il pizzo e quindi si adegua».

Tonio Dell’Olio ha invece posto l’attenzione sul concetto di “mafia globalizzata e capitalista”, con un’interpretazione dal punto di vista sociale dei fatti storici «fondamentali per comprendere il presente». Dopo le vicende politiche raccontate da Gabriella, per Tonio è stato facile far comprendere perché avvenne il “riflusso giovanile”, una reazione di protesta e rifiuto da parte dei giovani, che iniziarono a contraddistinguersi in alcune correnti: Yuppies, Paninari, la Milano da bere… C’era chi approfittava in politica laddove poteva, chi con superficialità sognava l’Europa fra drink e droghe, chi si disinteressava completamente: si procedeva verso la “degenerazione della società” e l’allontanamento dei ragazzi dalla politica, portando quest’ultima a divenire presto territorio fertile per un’infiltrazione ancora più sistematica della mafia. Con il riarmo progressivo dell’Italia negli anni ‘90, la mafia proliferò ulteriormente, ma il trampolino di lancio per il mondo fu preparato con la liberalizzazione all’estero: prima con Ronald Regan con la Deregulation, in seguito con Margaret Tatcher. Essi imposero con forza una politica di liberismo sfrenato e sregolato che portò il capitalismo ad acquisire un potere sempre più dispotico: se prima il mercato si atteneva ai limiti posti dalla politica, divenne sempre più il primo a dettare agenda alla seconda. Questo mercato feroce, libero, dove c’era spazio per ogni impresa e imprenditore, rese il confine tra legalità e illegalità sempre più labile. Un altro strumento per l’internazionalizzazione della mafia va cercato nella globalizzazione che prese piede negli anni ’80: nuovi contatti e conoscenze hanno permesso alla mafia di costituire un ponte con l’Europa e poi il mondo intero.

Dopo questa riflessione Dell’Olio ha dunque ribadito come non si possa più pensare alla mafia circoscritta a un luogo: bisogna rendersi conto della modernità, tecnologia, tecnica e potenza di cui dispone. Infine ha però fatto notare come «le cause risiedono sempre nella storia, non la si può cambiare ma è importante conoscerla per capire l’attualità e la sua mentalità» ma che non ci si deve soffermare troppo su uno o sull’altro perché «la storia non va né avanti né indietro, va imperterrita dove gli pare, ma è la società morale, etica e civile che la indirizza».

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