Uniti da un filo lungo duemila chilometri

di Valentina Aiello

carovanaPOSTERPOSTTornare a casa, esausti e felici. Ci sono mille ricordi che ancora ti frullano in testa, che ti fanno sorridere e emozionare. C’è la soddisfazione di aver imparato tante cose sul nostro territorio e su questo movimento. C’è la nostalgia dei tuoi compagni di viaggio che comincia già a farsi sentire.
Un viaggio in carovana è un’avventura che si sviluppa attraverso le storie, le battaglie, le emozioni e le utopie delle persone che si vanno a incontrare, unite a quelle delle persone che si mettono in viaggio. Una riscoperta di un territorio troppe volte considerato “lontano”, che ti porta ad ammettere che è proprio da lì che è iniziato tutto.

Domenica scorsa si concludeva quest’iniziativa, chiamata “A sud di nessun nord” intrapresa da un gruppo rappresentativo di Libera Piemonte. Diciassette ragazzi, provenienti Novara, Verbania, Torino e Borgosesia che hanno attraversato l’Italia incontrando cooperative aderenti alla rete Libera Terra, coordinamenti di Libera, testimoni di giustizia e familiari di vittime di mafia sparsi tra Sicilia, Calabria e Campania.

Sono stati undici giorni di intense emozioni, che ci hanno legato indissolubilmente gli uni agli altri, e allo stesso tempo ci hanno ricordato quanto sia fondamentale continuare insieme questa battaglia.
Ce lo ricorda lo sguardo di Alfio, della cooperativa sociale “Beppe Montana” di Catania, quando racconta con dolore dell’incendio subito al campo di arance, nel giugno 2012, chiaro segnale di ritorsione mafiosa.
Ce lo ricorda il monito di Vincenzo Agostino, padre del poliziotto Nino Agostino brutalmente ucciso nel 1989, quando ci raccomanda: «Ragazzi, pensate sempre con la vostra mente, e camminate a testa alta».
Ce lo ricorda la disperazione di Michele Albanese, giornalista da poco tempo sotto scorta, che ci chiede di aiutarlo, di aiutare tutti i calabresi che si oppongono alla prepotenza mafiosa, per non lasciarli soli.
Ce lo ricorda la semplicità di Giovanni, della cooperativa sociale “Rosario Livatino” di Naro, che ci spiega come quattro soci riescono a gestire ettari e ettari di terra, per fare rinascere quel bene confiscato e far passare un messaggio di riscatto e legalità.
Ce lo ricorda la grinta di Mario e Giovanni, i due sopravvissuti alla strage di Portella della Ginestra, quando affermano che «abbiamo vinto noi, perché adesso viviamo in democrazia».
Ce lo ricorda la dedizione di Roberto, socio della cooperativa “Terre di Don Peppe Diana” di Castel Volturno, quando ci racconta dettagliatamente tutte le fasi di produzione della famosa mozzarella di bufala, di quanti accorgimenti ci vogliono per restituire un prodotto che non porta solo un marchio etico, ma anche una garanzia di qualità.
Infine, ce lo ricorda l’affetto di Rosario Esposito La Rossa, quando ci accoglie a Scampia, in occasione della terza edizione di “Libera in Goal”, un torneo di calcio volto alla memoria del cugino Antonio Landieri, giovane innocente ammazzato dalla camorra il 6 novembre 2004.

La conoscenza di queste storie, la consapevolezza di far parte tutti della stessa barca, è la vera motivazione ad andare avanti. Dopo un viaggio di questo tipo si riporta a casa un sacco pieno di ricordi intensi, di riflessioni e di sogni altrui che diventano, improvvisamente, parte del tuo bagaglio di impegno. Libera è anche questo: incontrarsi e tornare nei propri territori, dopo essersi scambiati l’un l’altro un capo di un filo. Incontrare altri gruppi, altre associazioni e, per ogni persona, ripetere questo scambio. Più incontri, e più stringi le relazioni finora costruite, continuando a far intrecciare migliaia di fili.

Intanto, l’Italia intera diventa un telaio in fermento, un arazzo colorato che nasce dalla capacità di ognuno di farsi carico dell’altro.


Vai al diario di bordo della carovana “A sud di nessun nord” di Libera Piemonte→

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