Contro la schiavitù organizzata

di Carlotta Bartolucci e Claudia Isoli
schiave.III.millennio

Oggi la prostituzione rappresenta un fenomeno che noi neanche percepiamo, ma che in realtà ogni anno causa migliaia di vittime: tutte ragazze, anche minorenni, strappate dal loro paese d’origine. Tra novarese e VCO, alcune provengono dall’Europa e dalla lontana Cina, ma l’80% delle ragazze che vengono schiavizzate sono nigeriane. Già, si sta parlando di vera e propria schiavitù. Spiega una delle relatrici della serata:
“Come da voi la peggior piaga è la mafia, da loro è la prostituzione. Per entrambe le parti si tratta di criminalità organizzata”.

E’ grazie all’associazione “Liberazione e Speranza” che venerdì 17 gennaio al Kantiere si è potuto analizzare il fenomeno della prostituzione nel nostro territorio. Durante questo primo incontro del percorso di formazione del Coordinamento provinciale di Libera VCO, che quest’anno ha deciso di porre l’attenzione sul tema delle schiavitù del nuovo millennio, due operatrici dell’associazione hanno raccontato della cruda realtà che centinaia di ragazze sono costrette a subire. Anche oggi, anche ora, anche qui.

In Nigeria, a causa dell’estrema povertà, le ragazze vengono ingannate dai trafficanti con la promessa di un nuovo lavoro in Europa: è facile ingannarle, perché in Nigeria non si sa cosa sia la prostituzione. Per i criminali però non è sufficiente che esse, fiduciose, partano: il loro obiettivo è essere certi che, una volta giunte a destinazione, le ragazze non fuggano. Per questo, nel 99% dei casi vengono sottoposte a riti di magia nera (tenuta molto in considerazione in Africa), in modo tale da vincolarle a vita all’organizzazione. Il viaggio è un calvario: vengono quasi sempre trasportate su furgoni in un viaggio che dura quasi un anno e durante il quale si ritrovano a vivere condizioni estreme. Cedute ai predoni del deserto o costrette a prostituirsi nelle soste, giungono al mare. Ma la vera tragedia inizia quando arrivano in Europa. Qui entra in scena un nuovo personaggio: la madame, il capo, colei che gestisce le prostitute. Da qui inizia una vita senza libertà, costrette a lavorare quasi venti ore al giorno, costrette al silenzio e a cedere il proprio corpo per soldi – i quali, alla fine, andranno sempre nelle tasche della madam. Devono infatti pagare un debito interminabile per il viaggio, il vitto e l’alloggio. Un debito che triplica ogni mese per i capricci della madame. Un circolo senza fine.

Diverso ciò che succede alle ragazze dell’Europa dell’est. Vengono rapite specialmente da uomini italiani e albanesi che spesso fingono di intraprendere una relazione con loro. Una volta “nel giro”, costrette a pagare un debito molto più basso rispetto alle nigeriane, ma molto più alto in quanto a violenza fisica, sono controllate a vista, marionette nelle mani dei trafficanti. Qualcuna riesce a scappare, qualcuna viene uccisa.

La prostituzione cinese invece, è ancora un fenomeno oscuro. I rapporti avvengono sempre in luoghi protetti, spesso spacciati per centri di massaggi orientali. I numeri si trovano sulle rubriche telefoniche, su riviste, in internet. Racconta una delle relatrici della serata: “E’ molto più difficile avvicinarle per liberarle, poiché stando al chiuso, non hanno nessun contatto con l’esterno”.

L’obiettivo che porta avanti Liberazione e Speranza è quello di ridurre questa forma di sfruttamento che tocca i confini della bestialità. Il lavoro è quotidiano e impegnativo, oltre che delicato e pericoloso: infatti gli attivisti dell’associazione non hanno protezioni rispetto alle organizzazioni criminali. L’associazione cerca infatti di avvicinare le ragazze e ottenere fiducia: solo così può portarle in luoghi protetti e, una volta messe in salvo dalle madam e dai trafficanti, aiutarle ad avere una vita normale, quando possibile.
I risultati, con gli anni, sono sempre più positivi: nel 2013 vi sono state ben 25 ragazze messe in salvo. Così come sempre più ragazze denunciano di loro spontanea volontà, per quanto un processo sia un pericoloso e faticoso percorso.

La prostituzione non nasce e si sviluppa da sé, ma rappresenta il frutto di tanti fattori combinati tra loro e determinanti: la povertà e la disinformazione di alcuni paesi, la crudele spregiudicatezza di una parte di Italia malata e criminale, il problema culturale per cui “andare a puttane” è accettabile e accettato.. e infine l’inconsapevolezza di tanti cittadini. Come sconfiggere la prostituzione? Partiamo da qua: possedere la certezza che la prostituzione è una delle tante schiavitù del nuovo millennio e che, come tale, un giorno, non dovrà più esistere; ma, soprattutto, fare in modo che ciò accada.

“Non è il sesso, in realtà, che si fa vendere alla prostituta: è la sua degradazione. E il compratore, il cliente, non sta comprando la sessualità, ma il potere” (Kate Millett, Prostituzione, 1973)

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