Era il 20 giugno 1944 quando 43 partigiani, catturati dai soldati delle SS naziste durante i rastrellamenti in Val Grande, furono fucilati a Fondotoce, dove oggi sorge il monumento commemorativo della Casa della Resistenza.
Picchiati selvaggiamente il giorno prima nelle cantine di Villa Caramora, furono poi condotti dai loro aguzzini fino al luogo del martirio.
Furono fatti passare per i centri abitati di Intra, Pallanza, Suna e Fondotoce, affinché ogni cittadino potesse guardare quell’infame corteo preceduto dal cartello, fatto sostenere in testa alla marcia da Cleonice Tommasetti e dal tenente Ezio Rizzato, che recitava: «Sono loro i liberatori d’Italia oppure sono i banditi?».
Anche quest’anno, nel suo 69esimo anniversario, questo tragico episodio è stato ricordato da uomini, donne, anziani e giovani in una fiaccolata commemorativa, che ha ripercorso il loro stesso tragitto e si è conclusa sul luogo del martirio accompagnata dalle canzoni intonate dal Coro “Volante Cucciolo” della sezione verbanese dell’Anpi “Augusta Pavesi”.
Tale evento non può, ma soprattutto non deve, essere un mero e vuoto esercizio di retorica. Perché quegli uomini e quelle donne combatterono per noi, per tutti gli italiani, per costruire un Paese migliore di cui troppo spesso se ne dimenticano le origini.
I saldi principi di democrazia e giustizia che sono stati alla base del movimento della Resistenza rivivono oggi in diverse forme, individuali o associate. Un esempio è l’impegno quotidiano protratto da Libera: essa si assume il compito di diffondere quel tipo di coscienza collettiva e di responsabilità che stanno alla base della sconfitta di tutte le mafie.
Non solo durante le ricorrenze, ma ogni giorno, compito nostro e di ogni singolo cittadino è far sì che quel grido fiero e coraggioso lanciato da Cleonice poco prima di morire guardando in faccia i suoi assassini, «Viva l’Italia!», non cada nel vuoto e non sia dimenticato. È far sì che tutti i loro sogni e le loro speranze diventino concrete realtà. È far sì che la Costituzione italiana, fondatrice di quei saldi principi democratici nati già durante la Resistenza, venga rispettata e onorata come tale e non sia vista solo come un “monumento” a cui appellarci solo nei momenti di grave difficoltà.
Ecco perciò l’importanza della memoria: ricordare è resistere.