Tre mani raccontano…

…le proprie fotografie della XVIII Giornata della Memoria e dell’Impegno tenutasi a Firenze sabato 16 marzo.

Trovarsi in mezzo al corteo fra grida, colori, bandiere e striscioni. Percepire, accanto a te, l’intreccio di storie di persone che, pur non conoscendoti, camminano con te, gridano con te, sognano con te lo stesso cambiamento. L’emozione di un’incredibile energia che scorre fra le vie di Firenze, quella mattina del 16 marzo, ti fa credere di star volando. È difficile da descrivere quanto sia bello sentire come, da una folla così multicolore, variegata e informale, risuoni un unico, fortissimo grido di voglia di verità. Un grido d’indignazione, rabbia e speranza insieme. Un grido di colori, frasi degli striscioni, palloncini. Un grido di musica, canzoni, memorie. Un grido di Responsabilità.
…E l’impegno continua.
È nostro compito, in quanto vivi, conservare la memoria e la storia di tutte quelle vite che sono state tragicamente recise, proprio perché attorno a loro non c’era nessuno. Lasciar cadere il loro ricordo nell’indifferenza, nella rassegnazione o nella memoria rituale e celebrativa, corrisponde a ucciderli un’altra volta, ci ricorda don Ciotti dal palco, con le sue parole di significato, di umanità, “di carne”. Perché la vera forza delle mafie, della corruzione e della mala politica non è la violenza, ma il silenzio, l’indifferenza e la delega delle “coscienze addormentate… o addomesticate”. [Valentina Aiello]

Un tricolore sventola da una finestra, dietro una mano lo agita. Non è giovane; è una mano vissuta, affaticata, che ha lavorato. Ma è anche una mano forte, nonostante la stanchezza. Infatti non smette un attimo di sventolare la bandiera italiana.
Sotto, un corteo sta passando; applaude alla signora che sventola con tanta foga la bandiera. Non è la solita manifestazione con “quattro gatti”. No, non lo è. Infatti, se si cerca di vederne la fine non si riesce. È una strana folla: colorata, variegata, con giovani e anziani che camminano insieme. Ogni tanto si legge qualche striscione e si riesce a scorgere un nome di città: Trieste, Bari, Torino, Trapani.
Strano, insolito: cosa potranno mai farci tutte queste persone per le vie di Firenze? Se non si avesse nulla da fare si potrebbero anche seguire, giusto per curiosità. Ma si è sempre di fretta ultimamente e si abbandona quindi l’idea, si accende il telegiornale per seguire un po’ di notizie e, sorpresa, anche il televisore parla di questa folla. Viene ripreso un signore, anziano ma non troppo, stanco ma con una voglia di vivere enorme, lo si vede dagli occhi, dai gesti e lo si sente dalla voce. Una voce che dice: «Non uccidiamoli una seconda volta». Chi? Le vittime delle mafie. [Silvia De Medici]

«Alza lo sguardo, difendi con coraggio il tuo passato» cantava una rossa Fiorella Mannoia dal palco. Tutt’intorno, donne e uomini, giovani e anziani, intonavano con forza insieme a lei: «Io non ho paura». Era un’unica voce quella che si levava sabato da Firenze: nasceva dai polmoni di persone di tutta Italia ma chiedeva, da parte di tutti, pochi ma vitali elementi.
Memoria, legalità, impegno. Pochi, ma vitali. Per tutti.
Li si è chiesti attraverso le parole di don Luigi Ciotti e dei parenti delle vittime di mafia, ricordando quell’interminabile fiume di nomi (uno ad uno, per far sì che non rimangano solo numeri ma per ridar loro dignità), camminando, sorridendo, ridendo, riflettendo, cantando. Ma soprattutto li si è chiesti riunendosi sotto il sole in quella città toscana: «l’unione fa la forza», dicono, e quel giorno una forza ha veramente attraversato i cuori, le menti e le mani di chi, fra bandiere e capi chinati, ricordava quelle oltre 800 vittime.
Una forza come un uragano, che ha risvegliato, ha indignato e ha scosso quella sana rabbia che porta a dire «NO»; No alla violenza, agli abusi, a quella peste insidiosa e insinuata in ogni piega della nostra società. Ma é una rabbia che porta a dire anche «SI’»; Sì ai diritti e alla giustizia mantenuti in vita giorno per giorno, sì alla trasparenza e alle parole vere, sì a un mondo migliore e dignitoso costruito da tutti noi, insieme, costi quel che costi: perché noi no, non abbiamo paura. [Carlotta Bartolucci]

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