C’è aria di legalità, a Torino, in questi giorni. Si respira la possibilità di un mondo diverso, e la città si veste a festa per l’occasione: centinaia di migliaia di persone seguono con sguardo attento la ricorrenza di Biennale Democrazia, quest’anno dedicata al tema della Legalità. Alla commemorazione del ventennale dalla strage di Capaci, in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Giuseppe Costanza, si aggiungono le criticità di questi ultimi giorni in Italia: la strage di Brindisi, qualunque sia il movente, ci riporta indietro nel tempo, in quei polverosi anni novanta che segnarono col sangue il nostro Paese.
Così, dal 19 al 23 maggio, Torino si ricompone dal dolore e prova a reagire. Tantissimi gli incontri in programma, con ospiti di tutto riguardo: dai Ministri Profumo e Fornero, al procuratore Giancarlo Caselli, passando per tanti sindaci di piccoli comuni italiani che quotidianamente affrontano la criminalità organizzata, il carnet degli eventi offre ampia scelta. Ma il filo conduttore è uno solo, la legalità.
Domenica sera al Teatro Regio si è parlato di mafie al nord: Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele, ha ribadito con forza la necessità di combattere le mafie da tutti i fronti, ricordando che la vera antimafia si fa in Parlamento, e se le leggi non cambiano potremo soltanto fare passi indietro. Pino Masciari, testimone di giustizia, e Gustavo Zagrebelsky, hanno ribadito la necessità di una scuola migliore. Giancarlo Caselli ha incalzato il Ministro Profumo a modificare norme relative alla legislazione antimafia che ora bloccano di fatto molte possibilità di agire liberamente.
E poi ancora, lunedì sera, al Teatro Carignano, si è parlato di corruzione con Diego Gambetta, e il giorno dopo di attualità con Massimo Gramellini e Laura Morante.
Ma l’evento di punta è certamente stato l’incontro di mercoledì mattina al Teatro Regio, intitolato Amministratori sotto tiro. Ospiti erano diversi sindaci delle città più diverse, tra cui numerose donne: il sindaco di Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole, quello di Monasterace, Carmela Lanzetta, e di Follonica, Eleonora Baldi, hanno messo a nudo la loro fragilità e nel contempo la forza nell’affrontare quotidianamente il loro ruolo, combattendo contro la criminalità organizzata e la corruzione dilaganti a livello istituzionale. Come gli altri sindaci presenti -Giovanni Speranza di Lamezia Terme, Alessandro Cattaneo di Pavia, Andrea Campioti di Certaldo – queste donne hanno ricordato la capacità di penetrazione degli atteggiamenti mafiosi, non mancando di sottolineare lo scioglimento per mafia in questi giorni del comune di Rivarolo, dopo quello di Leinì, entrambi comuni della cintura torinese. Il sindaco di Monasterace ha aggiunto: «non abbiamo scelto di combattere la mafia, ci è solo accaduto perché abbiamo cercato di fare le cose come devono essere fatte».
Per concludere la Biennale e ricordare il giudice Falcone, poi, nella serata di mercoledì Torino si è data appuntamento in Piazza Castello per una notte all’insegna della musica.
Insomma, tante parole per cercare di far sì che le nuove generazioni possano vivere in un Mondo migliore: alle parole, però, dovranno seguire i fatti, soprattutto da parte delle istituzioni, e la società civile sarà sempre più chiamata a prendere coscienza del proprio ruolo.