Presidio "Nino Agostino e Ida Castelluccio"
Presidio Nino Agostino e Ida Castelluccio

È da giugno del 2013 che alcuni giovani di Omegna decidono di impegnarsi nel percorso di Libera VCO, decidendo di fondare un presidio in onore di Nino Agostino e Ida Castelluccio. Questi due personaggi rappresentano infatti per il presidio “tutto ciò che la mafia porta via”: Giustizia, Amore, Vita. Sono il “carburante” che spinge a proporre alla cittadinanza iniziative e attività riguardo a tematiche legate alla giustizia e alla legalità.
Nel corso di questi anni una delle proposte più significative è sicuramente stata la celebrazione della “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime di mafia” il 21 marzo 2014, occasione per la quale la città di Omegna si è dipinta dei colori di Libera e centinaia di persone hanno sfilato con le fiaccole in onore e in ricordo delle vittime delle mafie.
Ancora oggi il presidio si impegna a diffondere gli ideali e le pratiche di Libera sul territorio Cusiano, grazie a iniziative e proposte per la città.

E’ una motivazione forte quella che spinge i giovani omegnesi a intitolare il loro presidio a queste due vittime: Nino Agostino era un agente di polizia di 28 anni che fu ucciso insieme a sua moglie Ida Castelluccio il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini (Palermo), dove stavano festeggiando il compleanno della sorella di Nino. Colpiti da due sicari in motocicletta, morirono sotto gli occhi dei genitori di Nino.
In quel periodo Nino stava indagando sul fallito attentato dell’Addaura a Giovanni Falcone, il luogo in cui si trovava la villa presa in affitto dal magistrato per le vacanze. Infatti, il 21 giugno dello stesso anno della morte di Nino, alcuni agenti di polizia trovarono, in una spiaggia accanto alla villa, 58 cartucce di esplosivo. Si presume che lo stesso Nino fosse sul luogo del mancato attentato, insieme a un altro agente, Emanuele Piazza, anche lui scomparso il 16 marzo del 1990.

Nino Agostino e Ida Castelluccio
Nino Agostino e Ida Castelluccio

Nino stava cercando di scoprire chi fossero gli attentatori e qualcuno stava cercando di impedirglielo.
Il padre Vincenzo, dopo la morte del figlio, ha giurato di non tagliarsi la barba e i capelli finché non fosse stata fatta giustizia per Nino e sua moglie: testimonia la sua storia e quella della sua famiglia ogni giorno e in tutta Italia.
Di recente, ci sono stati alcuni sviluppi sul caso di Nino e Ida. Infatti, Vincenzo Agostino ha riconosciuto un uomo che, tra l’8 e il 10 luglio del 1989 si presentò a casa loro cercando Nino e dicendo di essere un collega. Un uomo chiamato “Faccia da mostro”, per la profonda cicatrice che portava in viso: Giovanni Aiello, un ex poliziotto che tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 si muove sullo sfondo di tutti gli omicidi di Cosa Nostra.
Nel corso delle indagini altri nomi saltano fuori, nomi che avrebbero fatto affidamento a Giovanni Aiello per compiere l’omicidio di Nino Agostino: Nino Madonia e Gaetano Scotto. Il primo accusato di aver sparato e l’altro di aver guidato la motocicletta, per poi distruggerla e sparire in una macchina guidata da “Faccia da mostro”. Queste informazioni sono state rilasciate in un’udienza pubblica dal pentito Vito Lo Forte.
Dopo oltre vent’anni di indagini, solo oggi si è forse sulla strada giusta per far luce sull’omicidio che ha portato via un’intera famiglia, il cui ricordo non verrà però mai cancellato.