scena tratta dallo spettacolo “Vent’anni” della compagnia ORME – foto di Alessandro Regini
di Irene Pipicelli

Nel buio rumori di un cantiere, rumori di lavoro e vita.
Poi una luce illumina un uomo solo sul palco, un uomo solo che racconta una storia di una scelta: è la storia di Pino Masciari.

Ture Magro, unico interprete e ideatore insieme a Sciara Progetti dello spettacolo teatrale Padroni delle nostre vite basato sul libro di Pino e Marisa Masciari Organizzare il coraggio, “dialogando” con i personaggi che appaiono di volta in volta sui tre schermi che compongono la scenografia sul palco vuoto, racconta la storia di Giuseppe Masciari, imprenditore calabrese. Giuseppe lavora nell’impresa Masciari Costruzioni, di proprietà della sua famiglia da generazioni e lavora bene, così bene che a un certo punto certi “amici” si accorgono di lui e cominciano a pretendere dei favori. Inizialmente piccoli («Pino, perché nel tuo cantiere non ci fai lavorare questo ragazzo? È appena uscito di prigione, ha tanta voglia di fare…») poi siccome «’n favore non si nega a nessuno!» questi favori diventano richieste sempre più impegnative e stringenti (come percentuali esorbitanti di guadagno su tutti gli appalti vinti). Ma Pino è uno che ha sempre lavorato, uno che le vittorie se le è guadagnate con il sacrificio e il sudore: e allora non ci sta.
Comincia a registrare telefonate e conversazioni, a raccogliere prove di quanto vuole denunciare. Ma siccome «Chi alza la testa si fa male!» la sua situazione diventa sempre più complicata e pericolosa, finché lo Stato decide di inserirlo nel programma di protezione insieme alla sua famiglia e allontanarlo dalla sua terra, dal suo mondo. E inizia per Pino e la sua famiglia una nuova travagliata fase, durante la quale più di una volta vengono lasciati soli, esposti al rischio, non tutelati…

Lo spettacolo, molto suggestivo ed emozionante lascia in bocca allo spettatore un gusto amaro e un’urgenza verso chi, come Pino, facendo la scelta giusta, deve rinunciare alla serenità e a una vita normale, lasciando tutti ancora più ansiosi di impegnarsi in questa lotta contro la Mafia, una lotta per la Libertà.
Questo e molto altro succedeva la sera del 26 Luglio a Borgo Sabotino nel “Villaggio della Legalità”. Uno dei fili rossi lungo i quali è stato strutturato l’intero percorso formativo del Raduno è la Cultura, la riscoperta del Bello attraverso l’Arte, con una particolare attenzione per il teatro. Così ogni giornata del raduno si è conclusa con un piccolo evento culturale: uno spettacolo (20 Anni! – ORME, Padroni delle nostre vite – SCIARAPROGETTI, Malacarne – TEATRO DELLE CONDIZIONI AVVERSE) , un concerto (A67, Leave Her Pool), dei reading (I pezzi mancanti – GIOVANNI ESPOSITO).

Durante l’ultimo giorno i partecipanti al raduno hanno avuto la possibilità di creare la loro piccola coreografia guidati da Pietra Selva e la sua aiutante Rita.
Alcuni degli autori/teatranti si sono fermati al Villaggio, avendo la possibilità di partecipare con i ragazzi alle attività condividendo emozioni ed esperienze.
Combattere la Mafia non significa solo combattere la criminalità organizzata, ma ancor di più estirpare una certa mentalità che preferisce il facile al Giusto, il conveniente al Bello, una mentalità serpeggiante e infida che uccide la Libertà di essere Uomini e Donne capaci di esprimersi e lavorare nel proprio contesto.

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