Ricostruire le basi della convivenza civile

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L’iniziativa, portata avanti dal Centro Natale Menotti

di Claudia Isoli

«Il principale problema di oggi è la disgregazione sociale»: esordisce così, la sera del 14 maggio, alla sala del Chiostro, Umberto Ambrosoli, concludendo la rassegna del “Corso di formazione etico-politica” Natale Menotti. Umberto Ambrosoli è un noto politico e avvocato italiano, nonché figlio di Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana e vittima di mafia, a cui è intitolato il presidio di Libera di Verbania.

Durante la sua relazione Ambrosoli ha voluto sottolineare quanto oggi nel nostro paese la criminalità organizzata, la corruzione, la perdita del senso della legalità stiano contribuendo sempre di più a diffondere malcontento generale e a togliere la speranza di una ripresa economica agli italiani. È inevitabile che tutti questi fattori siano responsabili di un’attenuazione del senso civico, di una vera e propria disgregazione sociale.
Ambrosoli ha poi ribadito questi concetti rifacendosi ai recenti episodi di corruzione legati al caso Stamina e all’Expo 2015, facendo notare come, essendo quest’ultimo in ritardo rispetto ai tempi di realizzazione del progetto, si sia arrivati addirittura a ridurre i controlli, persino di tipo antimafia, sugli appalti o sulla sicurezza dei lavoratori, al fine di concludere in tempo le opere.

Questi, come molti altri, sono chiari esempi di come stia venendo meno il senso della legalità, che incredibilmente è sempre più intesa come un ostacolo e non invece come una condizione indispensabile per la convivenza nella nostra società. «Ma la legalità è davvero un ostacolo?», si chiede Ambrosoli. La sua sua risposta è ovviamente no, affermando l’inesistenza di alcuna analisi scientifica a sostegno di questa teoria e, a sua difesa, cita diversi studi e ricerche che attestano come la corruzione non generi assolutamente un benessere economico, ma al contrario mostra come nei Paesi dove è insediata la criminalità organizzata non esistano prospettive di ripresa.

Ci illudiamo ancora di essere la settima potenza economica mondiale, continua Ambrosoli, ma in realtà gli altri Paesi europei, sebbene stiano affrontando la stessa crisi, hanno più possibilità di ripresa proprio per il fatto di avere una struttura economica più solida, che dipende da un atteggiamento diverso verso la legalità. La vera differenza che ci distingue dal resto dell’Europa è, quindi, il nostro pessimo rapporto con le leggi.
A sostegno delle sue tesi ha anche citato altri esempi di corruzione per quando riguarda le elezioni amministrative e soprattutto fenomeni di illegalità nel campo della sanità, mettendo in luce come ormai anche le istituzioni stiano conservando ben poca credibilità.

Ma possono esistere delle soluzioni a tutta questa situazione. L’impegno, il rispetto delle norme, una maggiore trasparenza rappresentano le vie d’uscita. Il punto fondamentale è partire dalle scuole, offrire un’educazione civica alle generazioni future, anche se tutto ciò non è sufficiente. Bisogna lavorare anche all’interno delle istituzioni stesse per cambiare la sensibilità delle persone: solo così si potrà finalmente arrivare a ricostruire le basi di una convivenza civile.
Ambrosoli conclude dicendo che molte volte legalità e giustizia sono due termini che non coincidono. Come interpretare ad esempio la pena di morte? Una cosa può davvero essere giusta solo perché legale? Bisogna quindi chiarire il concetto di legalità: essa deve essere uno strumento per riconoscere i propri diritti e tutelare la dignità dell’uomo.

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