Un film contro la solitudine e il silenzio

di Valentina Aiello e Giulia Ruschettislot

Mercoledì 29 gennaio, durante il terzo evento della campagna Non t’azzardare, presso la Famiglia Studenti al Chiostro, è stato presentato il film di Dario Albertini “Slot, le intermittenti luci di Franco”. Il film-documentario, nella sua semplicità e interezza, racconta la vita dell’ex imprenditore sardo Franco e la dipendenza verso il “gioco”, che ha lentamente distrutto lui, la sua famiglia, tutta la sua vita. Le riprese, a volte mosse e realizzate negli stessi luoghi dove Franco ha vissuto gli anni peggiori delle sue vicissitudini, riportano la sua esperienza diretta, senza effetti speciali né prese di parte.
Il regista racconta di aver conosciuto Franco per caso, si trovavano entrambi a Civitavecchia: Franco, che al tempo viveva lì oramai da cinque anni, sostava con il suo banchetto accerchiato da una folla di persone, nell’intento di vendere i formaggi tipici della sua amata Sardegna. «Pareva un giullare» racconta Dario, tanto era così sorridente e pieno di vita. Il regista incuriosito si era avvicinato al banchetto, cominciarono a chiacchierare e Franco, che non vedeva l’ora di ritrovare un po’ di amicizia, gli raccontò la sua vita, parlò della sua dipendenza dalle slot. Ogni volta che ne vedeva una, non riusciva a resistere: la tentazione era più forte di lui ed era ingestibile. «Quando gioco non penso a mia moglie, non penso a mia figlia, non penso a niente; solo quando ho finito l’ultima monetina da inserire mi rendo conto di ciò che ho fatto, ma ormai è troppo tardi» confessa al regista.
E così parte il progetto di farne un documentario. Franco è entusiasta: con la realizzazione del film, spera di riconquistare la moglie, che lo ha abbandonato assieme alla figlia ormai da cinque anni. Il suo attaccamento compulsivo alle slot machines aveva logorato anche la vita delle due donne: Franco non era mai a casa, inventava scuse di ogni tipo per andarsi a giocare sempre più soldi, fino a indebitarsi, e inventare altre scuse ancora per non pagare i creditori. Quando si era trovato abbandonato anche dalla sua famiglia, per Franco era iniziato un lungo periodo di depressione, che lo portò di nuovo, inevitabilmente, davanti alla malefica macchinetta.
Così, quando conosce Dario, ricomincia a sperare in un cambiamento. Purtroppo però la tanto amata moglie viene a mancare durante le riprese, senza riuscire a vedere completato il film.
Franco oggi gioca ancora, nonostante l’amicizia e i progetti nelle scuole in cui Dario e Cinzia Spano (la produttrice indipendente di Roma) lo coinvolgono, per far conoscere la sua storia nelle scuole, nei festival cinematografici. Perché quello che è successo a Franco non rimanga isolato, ma faccia parte della coscienza comune: scoperchiare una parte nera quanto nascosta della nostra società, attraverso la pura narrazione di una storia.

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