A scuola per vivere

vito scafidi

di Valentina Aiello e Claudia Isoli

22 novembre 2008. Sono passati cinque anni da quella maledetta mattina. Sono passati cinque anni dalla morte di Vito Scafidi. Vito era un ragazzo di 17 anni come tanti che, in un giorno come tanti, si era recato a scuola, nel Liceo Scientifico “Darwin” di Rivoli. Durante l’intervallo però, accade un fatto che rende quel 22 novembre tutt’altro che un giorno come tanti. A causa di una porta sbattuta un po’ più forte, il controsoffitto della sua classe crolla fragorosamente, rivelando un tubo di ghisa pesante sessanta chili. Il crollo lascia cinque vittime: quattro feriti gravi e Vito, l’unico morto. Sotto il peso di quel tubo di ghisa è morto un fratello, un figlio, un compagno di scuola, un amico. Ma sotto quel peso è rimasto schiacciato anche un diritto. Il diritto di essere sicuri a scuola. Perché quel tubo non sarebbe dovuto essere lì: secondo le indagini dei pm, i fili di ferro che lo sostenevano erano rotti dal 1983.

Al processo di primo grado, la Procura aveva portato sette imputati, fra funzionari provinciali e docenti responsabili della sicurezza, ma la Corte ne aveva condannato solo uno. La famiglia Scafidi, insoddisfatta dalla sentenza, ha deciso di andare in Appello, la cui conclusione avvenuta il 28 ottobre ha sicuramente allargato lo spazio di responsabilità, con la condanna di sei dei sette imputati.

Ma la storia di Vito non è indicativa di una “fatalità” relegata solo alla città di Rivoli. Il problema dell’edilizia scolastica riguarda le scuole di tutto il Paese: a oggi è a norma con le certificazioni di sicurezza solo il 24% delle scuole italiane. Ed è anche per questo che nel pomeriggio del 22 novembre 2013 il corteo in memoria di Vito era lungo e colorato. Sono scesi in piazza parenti, amici di Vito, compagni, studenti, professori, militanti di associazioni, cittadini di Rivoli e delle città vicine. La marcia si è snodata silenziosa per le vie di Rivoli, fino alle porte del liceo Darwin, dove la mamma Cinzia ha rivolto il suo saluto, con la commozione negli occhi: «Spingiamo perché sia tutelata la sicurezza, perché non si può morire a scuola».

Anche le scuole superiori di Verbania non sono rimaste indifferenti di fronte a questa vicenda. I ragazzi del presidio Giorgio Ambrosoli, insieme ad alcuni amici, hanno deciso di tappezzare letteralmente il Liceo Cavalieri con dei cartelloni e di mettere in scena un flash mob all’interno dell’Istituto Cobianchi, per far sì che tutti potessero conoscere la storia di Vito e ricordare. “Ricordiamo Vito Scafidi”, “Il tubo di ghisa pesava 60 chili”, “2013: finalmente giustizia”. L’intento era quello di coinvolgere in prima persona gli studenti delle scuole, così è stato lasciato nell’atrio un foglio bianco dove chiunque avrebbe potuto esprimere i propri pensieri, e alla fine della giornata sono apparse frasi come
“Ricordando Vito creiamo una scuola migliore per tutti: ascoltate la nostra voce” e “Solidarietà alla famiglia e i compagni”.

È decisamente positivo il fatto che molti studenti non siano rimasti indifferenti, come purtroppo accade spesso, bensì si siano resi partecipi di un fatto che non è poi così distante dalla nostra realtà.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *