…per dirti “grazie”.

E’ difficile salutare un’amica senza suonare banali.
Cercare di tradurre in parola il turbine di immagini, ricordi, emozioni condivise che hanno caratterizzato il tempo trascorso insieme rischia di farci cadere nelle pieghe della retorica, senza ottenere un risultato apprezzabile. Come si ricrea, intatta, la freschezza di un sorriso? Come si disegna l’abnegazione nel lavoro? Come si raccontano la fatica e la gioia provate nel costruire un sogno comune?
E’ uno sforzo immenso, degno della penna di un grande cronista, un giornalista di razza.
Noi, Pat, non ci riusciremmo, anche se lo meriteresti.
Ma ciò che non potremmo esprimere con le parole, lo racconteremo coi fatti.
Proseguendo nel lavoro di quotidiana trasformazione dell’esistente, di ricerca di giustizia, di aggregazione, coinvolgimento, sperimentazione di nuovi modi di vivere il nostro essere cittadini in maniera attenta e cosciente.
Nel solco di quel lavoro che tu hai contribuito a iniziare, anni fa, e che adesso pesa maggiormente sulle nostre spalle… noi, quei ragazzini impacciati che vi avvicinarono chiedendo di saperne qualcosa di più di “Libera”, di ciò che facevate, di quello che organizzavate.
Ci avete accolti pazienti e siete riusciti a spiegarci il senso profondo della scelta che avevate intrapreso…l’avete fatto in maniera naturale, senza strattoni o forzature, coinvolgenti nella vostra spensierata serietà.
La stessa che qualche tempo dopo vi ha portati a ragionare sulla possibilità di cederci via via quota parte delle responsabilità che avevate assunto, fino a creare quel ponte, quel legame consolidato nel passaggio di testimone dalla vostra generazione alla nostra, nella gestione di quel movimento crescente che “Libera” stava diventando a Verbania.
In modo semplice, facendolo apparire (e siamo sicuri che credevi fosse così) come il naturale proseguire di un percorso in evoluzione, che via via passasse di mano in mano per crescere e rinnovarsi continuamente.
Questa semplicità nel saper affrontare decisioni e situazioni importanti è il regalo più grande che potessi farci. Ce l’hai insegnata senza clamore ma con la tua presenza, nonostante le difficoltà e i problemi legati alla tua salute precaria.
Per tutto questo, Pat, abbiamo pensato che ti avremmo salutata in un modo un po’ speciale, lo stesso che ci hai trasmesso tu.
Ti saluteremo tutti i giorni; affiancando i ragazzi dei Presidi nelle loro attività, curando con attenzione la rete di progetti e relazioni che “21 marzo” sta costruendo, lavorando con le realtà che hanno aderito al Coordinamento Provinciale.
Sarà il nostro modo per dirti “grazie”… Speriamo che apprezzerai.
Ti abbracciamo forte

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