Al potere con tenerezza e disciplina

di Alessando Regini
di Camilla Cupelli

Violenza e potere: questi i due temi che hanno dominato la serata del 27 aprile al Kantiere. Ospite dell’Associazione 21 marzo è stato Davide Mattiello, presidente della Fondazione Benvenuti in Italia ed autore del libro “La mossa del riccio. Al potere con tenerezza e disciplina”, affiancato dal Presidente dell’Associazione Giacomo Molinari.
I temi della violenza e del potere risultano forse contraddittori con quelli della tenerezza e della disciplina richiamati dal sottotitolo del libro, ma non è affatto così: Mattiello spiega come sia necessario riappropriarci di questi termini per evitare di lasciarli in mano ad alcune fazioni e credere che chi parla di potere, vittoria e forza sia necessariamente fascista. Ricorda, infatti, che fu addirittura Calamandrei a rispondere alla domanda «Cosa ne pensa del potere?» con la laconica frase «Che non ne abbiamo abbastanza». Tutto sta nel conferire la giusta accezione al potere.

Ma, soprattutto, occorre fare attenzione per identificare il senso della violenza: se si vuole arrivare a governare un Paese occorre tener presente che l’apparato repressivo che uno Stato possiede, dall’esercito in giù, fa parte di esso, e non si può eludere dal suo controllo. Così Mattiello rilancia: come Libera (Mattiello è nella segreteria nazionale di Libera, ndr) auspica che si riesca ad entrare nelle caserme. «Siamo entrati in tutte le istituzioni per fare educazione alla cittadinanza, dalle scuole alle carceri, ma perché non entriamo nelle caserme? Come posso non interessarmi di chi e come educa i poliziotti, i carabinieri, la folgore?». Dobbiamo tutti sentirci responsabili di questo apparato di forze dell’ordine del nostro Stato. Non basta esigere correttezza e gridare allo scandalo, come avviene ormai da Genova in avanti, occorre formarsi e formare.

Così, sulla scorta di queste affermazioni, il Presidente di Benvenuti in Italia rilancia su un’altra questione pregnante: no allo Stato Etico. Lo Stato Etico è utopico e, a dirla tutta, è anche sbagliato perché rende scontata la presunzione dei potenti escludendo il metodo democratico. Chi governa, governa per tutti noi; il parlamento dei filosofi è morto con Platone, e là deve restare. Oggi occorre un cambiamento che riparta non solo dalla nostra Costituzione, ma anche e soprattutto dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, spesso dimenticata.
Insomma, dice Davide Mattiello, dobbiamo riabituarci a sentire il potere con valore positivo: basta a chi vuole sfoltire le diversità della società, riappropriamoci di quelle parti dello Stato che ci appartengono ed entriamo nei meccanismi del potere senza sentirci dei corrotti. E su questo concorda naturalmente anche Giacomo Molinari, che sottolinea l’importanza dello strumento democratico come mezzo per cambiare alcuni ingranaggi del sistema che ormai non funzionano più.

Segue l’intervista a Davide Mattiello.

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