Coerenza, Coraggio, Impegno e Responsabilità: la nostra lotta

di Irene Pipicelli
e Greta Spanò

Incontro con Gian Carlo Caselli e don Luigi Ciotti

Durante l’intenso Raduno di Libera tenutosi a Scandicci e Firenze dal 21 al 27 Luglio, in data 23 luglio, abbiamo incontrato al Palazzetto dello Sport il Procuratore Gian Carlo Caselli e il fondatore di Libera don Luigi Ciotti.
A iniziare è stato Caselli con un intervento incisivo, volto a sollecitare i ragazzi nel perseverare con la loro lotta alle mafie, mossi da coraggio e confidando nella grande arma della denuncia.
Ha presentato le sue tesi in modo “ampio”: ha parlato di mafiosi di terza e quarta generazione, di riciclaggio e persino di intercettazioni. Infatti ha ricordato che la mafia di oggi non è più quella di Riina e Provenzano, ma è costituita da personaggi che nell’attualità italiana rappresentano cariche ordinarie di laureati o di uomini che vestono con giacca a doppio petto.

La ‘ndrangheta ha ancora un importante controllo del nostro territorio, continuamente destinato a crescere. La strategia vincente delle suddette organizzazioni sta proprio nell’agire come delle multinazionali, con specializzazione però in criminalità. Bastoni portanti di questo ciclo vizioso sono il riciclaggio e la capacità di gestire il rapporto tra spazio e tempo in maniera oculata. Per esempio, se al sud vengono commessi omicidi e violenze, al nord si preferisce investire i capitali avendo l’accortezza di farlo a distanza di anni proprio per non dare nell’occhio. Allo stesso modo un mafioso che compra al nord lo farà nell’edilizia urbana, dove il mercato è vasto.
In questo modo il denaro è a costo zero e l’individuo non può che trarne profitto.
Non ha taciuto poi riguardo all’autotutela della politica. Ha spiegato, infatti, quali sono i rischi per una magistratura che ormai da tempo sta subendo danni a causa di noi stessi cittadini: l’antimafia si batte proprio per l’autonomia e il rispetto del potere giudiziario cercando di tutelare con la legalità le leggi che permettono di mantenere le intercettazioni. Esse sono indispensabili per il lavoro che lo Stato deve svolgere a fronte di denunce.

Il microfono è poi passato a don Luigi Ciotti, il quale ha esordito con la citazione di Danilo Dolci: «Fare presto e bene, perchè si muore». Ha così aperto una riflessione davanti alla giovane, viva ed entusiasta folla, domandando a tutti di pensare a quanti “morti-vivi” in realtà noi stessi conosciamo.
Quelli morti dentro, che si celano dietro a una maschera di indifferenza e pigrizia. Un’altra citazione di Giuseppe Fava: «Che senso ha essere vivi se non si ha il coraggio di lottare?».
Il “fare bene” cui si riferiva all’inizio don Ciotti era un’incitazione a mettersi in gioco; l’importante non è fare gli antimafiosi della domenica, quanto essere attivi e soprattutto continui nella lotta.
Esprimendosi in questo modo, ha invitato il pubblico ad essere responsabile di ciò che è l’impegno di ognuno: l’etica è la ricerca di ciò che ci rende autentici. Ha poi concluso con un ultimo pensiero dicendo che «chi è povero non può essere libero», ed è nostro compito quindi risollevare gli ultimi. Sono proprio loro che ricevono quell’informazione media che però non fornisce contenuti approfonditi: perciò risollevare quelli che dallo stato sono meno considerati socialmente sarebbe un buon inizio per una società più dinamica.

Coerenza, Coraggio, Impegno e Responsabilità: ecco le quattro parole che ci dovranno accompagnare in questa lotta.

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